Proteggere i tuoi dati dai Social Network: è questa la soluzione?

Le Reti Private Virtuali – o VPN – decentralizzate possono fermare il data mining e la censura del governo? Scoprilo in questo articolo.

Le reti private virtuali decentralizzate possono fornire l’antidoto Web 3.0 alla privacy dei dati, e alla resistenza alla censura in un Web sempre più manipolato?

Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg era appena uscito dalle porte del Campidoglio degli Stati Uniti giusto lo scorso anno. Ha dovuto spiegare come la sua piattaforma ha consentito ai dati personali di oltre 550 milioni di utenti di atterrare su Internet. Oltretutto gratis, sebbene nessuno avesse ordinato loro di starsene lì ad osservare le vite degli altri e mettere like.

Ironia della sorte, l’ultima violazione arriva dopo che Facebook, YouTube e Twitter hanno notevolmente aumentato la censura di fronte a un controllo normativo più attento.

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Adobe

Le reti private virtuali commerciali (VPN) sono state a lungo utilizzate per combattere la censura su Internet e lo sfruttamento dei dati. Ma hanno i loro punti deboli, come la centralizzazione, gli obiettivi commerciali, pratiche poco trasparenti e una crescente pressione da parte di alcune autorità per rivelare le informazioni degli utenti.

Di conseguenza, c’è un crescente interesse per alcune soluzioni VPN completamente decentralizzate. Queste piattaforme possono garantire sicurezza e privacy più solide e resilienti per i suoi utenti.

Questo articolo esamina i problemi di privacy e censura dei dati che la nuova generazione di reti private virtuali decentralizzate (VPN) sta cercando di rissolvere. Ne citeremo alcune, ma si tratta di esperimenti piuttosto rudimentali (anche se l’idea è ottima). Immergiamoci.

Censura del governo

I giganti dei social media hanno sempre smentito di aver violato negli anni varie politiche di privacy tramite le loro piattaforme. Ma a loro volta molti governi autoritari in tutto il mondo le censurano.

Cominciamo con l’esempio più ovvio: il “Great Firewall” cinese, che vieta l’accesso a Facebook, Twitter, Google e ad altre piattaforme di social media occidentali per impedire ai suoi cittadini di accedere a contenuti politici. Il governo cinese ha fatto sì che al loro posto, proliferassero e diventassero dominanti le versioni “fatte in casa” e quindi maggiormente controllabili come WeChat, Baidu e Weibo.

La Cina ha fatto tutto questo in Asia e Medio Oriente, ma anche gli Stati Uniti hanno fatto delle discutibili azioni di censura. Ad esempio, due anni fa l’amministrazione Trump ha preso di mira WeChat e TikTok, citando dei problemi di sicurezza piuttosto vaghi. Queste azioni sono state infine sospese dal presidente Biden nel gennaio 2021.

Naturalmente non possiamo non citare lo stallo tra Australia e Facebook di febbraio 2021, che ha portato al divieto dei contenuti delle testate giornalistiche australiane e alla condivisione di link dei cittadini su Facebook.

Facebook alla fine ha ceduto, ma la debacle è diventata una lezione per entrambe le parti molto prima della sua conclusione.

Questa potrebbe essere solo la punta dell’iceberg, poiché gran parte dell’interferenza del governo avviene sotto la superficie, un po’ come quelle reti da pesca nel documentario Seaspiracy.

Privacy di dati e governi 

Le piattaforme di social media ed alcuni siti Web possono essere molto peggio rispetto alle affermazioni di Facebook circa lo spionaggio degli utenti, fornendo una vera e propria festa di dati che i criminali digitali come hacker e truffatori possono utilizzare per vari scopi sicuramente poco etici. Ma la posta in gioco aumenta considerevolmente quando coinvolgiamo in questo discorso anche i governi.

Non è un segreto che Stati Uniti, Russia e Cina stiano combattendo tra loro su campi da battaglia digitali. I social media e le nuove piattaforme sono i nuovi campi di battaglia del 21° secolo.

Si consideri il recente caso di hacker cinesi dello Xinjiang. Facebook li ha bloccati dopo che avevano preso di mira attivisti, giornalisti e musulmani all’estero. Avevano attirato le vittime con attacchi di phishing che hanno consentito loro di spiare l’attività dei malcapitati. Alla luce delle documentate violazioni dei diritti umani dei musulmani uiguri nei campi di internamento, questo data mining potrebbe avere conseguenze molto gravi per le vittime e le loro famiglie.

Nel frattempo, la lunga interferenza della Russia con la politica degli Stati Uniti e del Regno Unito – anche prima della guerra – è stata ben documentata e probabilmente ha contribuito alla vittoria presidenziale di Donald Trump nel 2016. L’hacking delle istituzioni governative statunitensi recentemente scoperto sta causando intensi attriti politici.

Ancora una volta, gli Stati Uniti non sono semplicemente uno spettatore innocente. L’informatore Edward Snowden ha rivelato che la sorveglianza della NSA ha tenuto un registro di milioni di chiamate dagli americani, a complemento dei rapporti passati secondo cui gli Stati Uniti hanno raccolto e archiviato circa 200 milioni di messaggi di testo in tutto il mondo ogni giorno.

L’utente medio, come me o te, si trova in mezzo a tutto questo caos, ignaro ed impotente sull’uso improprio dei suoi dati. Possiamo fare qualcosa a riguardo?

Quanto è sicura una VPN centralizzata?

Le reti private virtuali (VPN) sono diventate nell’ultimo decennio e per milioni di utenti un mezzo consolidato per sfuggire alla censura e mantenere i propri dati al sicuro.

Una VPN è un’applicazione software che consente agli utenti di accedere a una rete proxy nel tentativo di nascondere il proprio indirizzo IP e funziona reindirizzando la connessione di un utente a più server in tutto il mondo. Ma stanno crescendo le preoccupazioni sul fatto che la crittografia completa di un indirizzo IP tramite una VPN sia tecnicamente impossibile. Inoltre, ci sono state indagini che hanno messo in luce la vulnerabilità delle VPN.

Alcuni anni fa tre importanti provider VPN avrebbero trapelato gli indirizzi IP dei loro utenti. Questo ha dimostrato che non erano completamente al sicuro dagli hacker, che sono stati quindi in grado di tracciare la posizione degli utenti.

La ragione? Le VPN commerciali hanno un singolo punto di errore, il che le rende più facili da attaccare.

In termini di privacy e sicurezza dei dati, nemmeno le VPN commerciali possono essere completamente affidabili. Esistono provider che tengono traccia delle attività dei propri utenti inclusi i siti web visitati, la durata della loro navigazione e i loro indirizzi IP. Anche se non raccolgono questi dettagli, avranno comunque una registrazione degli indirizzi e-mail e delle informazioni di fatturazione dei loro abbonati.

Anche presumendo che le società VPN abbiano l’integrità come valore fondante, probabilmente rinunceranno ai propri utenti nel caso in cui un’ingiunzione del tribunale gli ordini di farlo. A questo punto, non riusciamo ad affrontare la causa principale del problema, che è la centralizzazione.

La decentralizzazione può risolvere la censura e l’appropriazione indebita dei dati?

Il completo decentramento di Internet eliminerà la necessità di qualsiasi autorità centralizzata per facilitare lo scambio globale e l’archiviazione delle informazioni. Attraverso la tecnologia blockchain, gli utenti possono diventare sia consumatori che fornitori di informazioni.

Le blockchain registrano le informazioni tramite la crittografia, gli utenti le conservano. Facilitano le interazioni peer-to-peer che non possono essere visualizzate o sfruttate da nessuna figura autoritaria, inclusi gli sviluppatori del sistema.

Ci sono diversi progetti nello spazio crittografico che stanno costruendo questa terra promessa decentralizzata su piattaforme blockchain concorrenti, come Filecoin o Arweave.

Deeper Network è un protocollo supportato dalla Silicon Valley che combina la rete blockchain con l’hardware VPN fisico. Offre il mining del suo token DPR per eseguire e mantenere la sua piattaforma. Anche se il mining sta andando sempre più verso il disuso a favore dello staking.

Deeper Network ha beneficiato di una sovvenzione della Web3 Foundation. Attualmente è in fase di costruzione sul framework blockchain Substrate di Parity, la base per lo stack tecnologico di Polkadot.

Polkadot è un’ambiziosa rete multi-chain decentralizzata ad alte prestazioni che punta a creare un ecosistema di blockchain interoperabili per il Web 3.0.

La blockchain e la rete di Kusama sono in grado di elaborare grandi lotti di transazioni rapidamente con una maggiore scalabilità. Come layer 0 ha ospitato – e continua a farlo – un sacco di progetti molto ambiziosi su cui basarsi e fare domanda tramite il meccanismo delle parachain.

Considerazioni finali sulla censura da parte del governo

La chiave per risolvere i problemi di Internet di oggi legati allo sfruttamento e alla censura dei dati esiste. Risiede nel nostro desiderio collettivo di allontanarci dalle piattaforme centralizzate alla ricerca di qualcosa di meglio.

La pratica crescente della sorveglianza da parte dei governi è aggravata dall’apparente disprezzo per la privacy dei dati da parte dei social media tradizionali. Inoltre – finché le soluzioni centralizzate rimarranno prevalenti e dominanti – continuerà a rimanere un problema. La regolamentazione da parte di players del calibro del Congresso degli Stati Uniti non sarà sufficiente. Questo perché la tecnologia ha dimostrato di superare gli sforzi burocratici per contenerla.

Tutto sommato l’unica soluzione apparente è decentralizzare il World Wide Web. Fortunatamente, questa è un’area in cui la tecnologia blockchain brilla.

La tecnologia blockchain ha fatto passi da gigante negli ultimi due anni. Molti di noi nutrono la speranza che la sua iterazione Web 3.0 e le applicazioni decentralizzate possano portare ad una reiterazione più aperta, intelligente e autonoma di Internet. O almeno un ritorno alla sua etica precedente.

I progetti come Polkadot stanno costruendo il nuovo universo Web 3.0 senza confini. Abbiamo gli strumenti giusti per accelerare questa migrazione.

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