Le aste di dicembre 2025 segnano una svolta nella gestione del debito pubblico italiano, con decisioni inattese e un calendario rimodulato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Le scadenze di BOT e BTP cambiano rotta, lasciando spazio a nuove strategie di cassa che influenzano investitori retail e istituzionali.
Il mese di dicembre 2025 si apre con una programmazione delle aste che cattura l’attenzione del mercato, mentre la gestione del fabbisogno finanziario dello Stato introduce variazioni significative.

Le operazioni del Dipartimento del Tesoro, le modalità di collocamento e il ruolo della Banca d’Italia si intrecciano in un quadro che influenza il rendimento dei Titoli di Stato e l’operatività degli investitori. La rimodulazione delle date, la natura dei BOT, la struttura dei BTP e le caratteristiche dei BTP Short Term rappresentano elementi fondamentali per interpretare le dinamiche di dicembre, in un contesto in cui scadenze, rendimenti, cedole, tassi e attività di gestione di cassa assumono una rilevanza decisiva.
Le aste di dicembre 2025: il calendario che cambia la strategia del Tesoro
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze definisce un calendario essenziale per completare il fabbisogno di fine anno, annunciando che il 10 dicembre 2025 si svolge l’asta dei BOT, mentre l’11 dicembre 2025 è riservato al collocamento dei titoli a medio-lungo termine. La gestione di cassa delle ultime settimane porta invece alla cancellazione delle aste previste per il 29 e 30 dicembre, una scelta che incide sulla disponibilità di BOT, BTP Short Term e BTP tradizionali nel finale d’anno.
La prima protagonista del mese è l’asta BOT di dicembre, dove vengono offerti titoli a sei e dodici mesi, strumenti zero-coupon che non prevedono cedole ma garantiscono rendimento attraverso lo scarto tra prezzo di acquisto e rimborso finale. Si tratta dell’unica emissione disponibile nel periodo, poiché l’asta del 29 dicembre non ha luogo per esigenze operative del Tesoro.
L’attenzione si sposta poi sui BTP Short Term, nati per sostituire i CTZ e caratterizzati da scadenze più brevi rispetto ai tradizionali Buoni del Tesoro Poliennali. Anche in questo caso la rimodulazione di fine mese elimina l’appuntamento del 29 dicembre, una decisione che restringe l’offerta per gli investitori ma non compromette l’interesse su questi titoli, noti per l’elevato tasso di domanda rispetto all’offerta.
L’11 dicembre è invece dedicato alle emissioni a medio-lungo termine, con BTP che prevedono cedole fisse semestrali e durate che partono da tre anni e possono arrivare fino a cinque decenni. Le scadenze offerte, come di consueto, dipendono dalle aste di metà mese, che privilegiano i titoli a 3 e 7 anni, mentre le scadenze più lunghe vengono introdotte solo se la domanda di mercato lo giustifica. La mancata asta del 30 dicembre conferma la volontà del Tesoro di razionalizzare le operazioni di collocamento nel periodo festivo.





