Il prezzo del petrolio è tornato sotto pressione nonostante le tensioni geopolitiche, con il Brent che si muove intorno a 67 $/barile e il WTI a circa 63 $/barile. Le previsioni degli analisti segnalano equilibrio fragile tra offerta in aumento e possibili rischi di interruzioni, mentre il sentiment resta improntato alla cautela.
Il mercato del greggio ha vissuto una settimana caratterizzata da oscillazioni moderate ma rilevanti. Le ultime news hanno confermato come l’aumento programmato della produzione da parte di OPEC+ si sommi alle scorte in crescita negli Stati Uniti, frenando i rialzi. Al tempo stesso, gli sviluppi geopolitici in Medio Oriente e le nuove tensioni ai confini europei hanno alimentato timori di possibili shock sull’offerta.

Gli analisti di HSBC, Goldman Sachs e Commerzbank hanno aggiornato le loro previsioni, segnalando un quadro complesso e un rischio crescente di surplus. In questo contesto, gli investitori guardano con attenzione agli sviluppi di politica monetaria e alle prospettive della domanda globale, soprattutto dalla Cina e dagli Stati Uniti.
Prezzo attuale e fattori di mercato
Il Brent crude ha chiuso l’ultima sessione a 67,49 $/barile (+1,7%), mentre il West Texas Intermediate (WTI) si è attestato a 63,67 $/barile (+1,7%). Gli acquisti sono stati sostenuti dall’escalation geopolitica: droni russi abbattuti in Polonia, nuove sanzioni statunitensi verso acquirenti di petrolio russo e attacchi in Medio Oriente. Tuttavia, i guadagni sono stati limitati dall’aumento delle scorte americane, registrato dall’Energy Information Administration, e dal rallentamento della domanda stagionale.

L’equilibrio tra timori geopolitici e fondamentali di offerta resta precario. Le tensioni potrebbero provocare rialzi improvvisi, ma al momento la pressione principale arriva dall’espansione della produzione e dal raffreddamento della domanda.
Previsioni e raccomandazioni degli analisti
Gli analisti di HSBC stimano che nei prossimi dodici mesi l’OPEC+ ridurrà gradualmente i tagli volontari alla produzione per circa 1,65 milioni di barili al giorno, scenario che aumenterebbe l’offerta globale. La banca ha rivisto al ribasso le stime del Brent, portandole da 70 $ a 65 $/barile.
Secondo Goldman Sachs, i prezzi attuali restano in linea con le attese per il 2025, ma nel 2026 potrebbe manifestarsi un surplus leggermente superiore alle previsioni precedenti, complice l’aumento della produzione statunitense.
Infine, Commerzbank segnala che già da ottobre l’incremento di output di circa 137.000 barili al giorno deciso da OPEC+ accentuerà il rischio di eccesso di offerta, limitando la capacità dei prezzi di consolidarsi oltre le soglie attuali.
Il quadro complessivo restituisce un mercato in bilico: le tensioni geopolitiche offrono un sostegno temporaneo, mentre i fondamentali di domanda e offerta indicano una tendenza a maggiore disponibilità di barili. Gli operatori restano quindi focalizzati sulle prossime mosse dell’OPEC+ e sugli sviluppi economici nei principali Paesi consumatori.