Sono in affitto da un anno, e ho muffa in casa, il proprietario mi ha detto che tocca a me pagare per ripristinare le pareti, è vero?

La comparsa di muffa e umidità in una casa in affitto è un problema comune che genera forti tensioni tra inquilino e proprietario. Stabilire a chi spetti pagare i lavori di ripristino non è sempre immediato e dipende dalla causa scatenante del fenomeno. Contrariamente a quanto si possa pensare, la responsabilità non ricade automaticamente sull’inquilino, ma è legata a precisi obblighi di legge che tutelano entrambe le parti.

Ritrovarsi con le pareti di casa aggredite dalla muffa, specialmente dopo averci vissuto per un solo anno, è una situazione frustrante che solleva un’importante domanda: a chi tocca pagare? Spesso il proprietario tende a imputare il problema a una cattiva gestione dell’immobile da parte dell’inquilino, ma la questione è molto più complessa. La legge italiana, attraverso il Codice Civile, definisce in modo chiaro gli obblighi del locatore e del conduttore.

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Sono in affito da un anno, e ho muffa in casa, il proprietario mi ha detto che tocca a me pagare per ripristinare le pareti, è vero? – crypto.it

La chiave per risolvere la controversia risiede nell’individuare l’origine del danno. È fondamentale capire se la muffa sia il risultato di un difetto strutturale dell’edificio o di una negligenza nella gestione quotidiana dell’abitazione. Questa distinzione, come confermato da numerose sentenze della Corte di Cassazione, è il criterio principale per attribuire correttamente i costi di ripristino e le eventuali responsabilità per i danni.

Quando la spesa per la muffa è a carico del proprietario

Il proprietario ha l’obbligo, sancito dall’articolo 1575 del Codice Civile, di consegnare e mantenere l’immobile in buono stato di manutenzione, idoneo all’uso abitativo. Questo significa che se la muffa è causata da problemi strutturali, la responsabilità è quasi sempre sua. Rientrano in questa categoria i cosiddetti “vizi della cosa locata”, come infiltrazioni d’acqua dal tetto o da tubature rotte, un isolamento termico inadeguato (cappotto termico carente) o ponti termici che generano umidità di risalita.

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Quando la spesa per la muffa è a carico del proprietario – crypto.it

In tutti questi scenari, che non dipendono dal comportamento dell’inquilino, è il locatore a dover sostenere interamente le spese per la risoluzione del problema alla radice e per il ripristino delle pareti danneggiate. Secondo diverse sentenze, l’inquilino ha il diritto di pretendere l’intervento e, in caso di inerzia del proprietario, può chiedere una riduzione del canone d’affitto o, nei casi più gravi che rendono l’immobile insalubre, la risoluzione del contratto per inadempimento.

I casi in cui la responsabilità ricade sull’inquilino

Esistono, tuttavia, situazioni in cui la formazione di muffa è una diretta conseguenza del comportamento dell’inquilino. In questi casi, la responsabilità delle spese per la rimozione e la tinteggiatura ricade su di lui. Si parla in questo contesto di una cattiva gestione dell’immobile che favorisce la formazione di condensa, il terreno fertile per la proliferazione delle spore. Esempi tipici, citati anche da fonti legali come La Legge per Tutti, includono la scarsa aerazione dei locali, soprattutto di bagno e cucina dopo aver prodotto vapore.

Anche l’abitudine di stendere i panni bagnati in casa senza aprire le finestre o posizionare mobili ingombranti contro pareti esterne fredde, impedendo la circolazione dell’aria, sono comportamenti che possono essere imputati al conduttore. In queste circostanze, il proprietario, una volta dimostrato che il problema non ha origini strutturali, può legittimamente chiedere che sia l’affittuario a farsi carico dei lavori di ripristino, in quanto si tratta di danni derivanti dall’uso e non da difetti dell’abitazione.

 

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