Prysmian potrebbe essere tra i principali beneficiari dei nuovi dazi USA sul rame, una mossa che potrebbe rafforzare i margini e la quota di mercato. Secondo l’analisi di Jefferies, l’azienda è posizionata in modo ideale per sfruttare la situazione, grazie a una filiera produttiva quasi totalmente immune dalle nuove tariffe.
L’attenzione degli analisti è alta sull’impatto dei nuovi dazi statunitensi nel settore dei cavi elettrici, con Prysmian indicata come una delle aziende meglio posizionate per navigare il nuovo contesto. L’introduzione di un dazio del 50% sul contenuto di rame nei prodotti importati, in vigore dal 1° agosto, ha scosso il mercato americano, dove circa il 23% della domanda è soddisfatto da importazioni.

Questo scenario costringe gli importatori ad aumentare i prezzi fino al 35% per restare profittevoli. Al contrario, come sottolinea un report di Jefferies, Prysmian gode di un eccezionale vantaggio competitivo. L’azienda copre già il 90% del suo fabbisogno di rame da fonti statunitensi e, secondo gli analisti, potrebbe agevolmente raggiungere il 100%, aggirando completamente le tariffe e consolidando la sua leadership rispetto ai concorrenti non integrati.
Dazi USA: un’opportunità strategica per aumentare margini e volumi
Il mercato americano dei cavi a bassa tensione e dei semilavorati in rame dipende in modo significativo dalle importazioni, che nel 2024 hanno rappresentato quasi un quarto del consumo totale. Grazie ai suoi impianti produttivi localizzati negli Stati Uniti, Prysmian è in una posizione strategica per soddisfare la domanda interna senza subire l’impatto dei dazi. Secondo Jefferies, questa situazione offre alla società l’opportunità di aumentare l’utilizzo della propria capacità produttiva, migliorando la leva operativa e i margini. Anche Citi ha inserito il titolo nella lista dei principali beneficiari del nuovo regime doganale.

I primi effetti sui prezzi sono già visibili, con l’indice PPI dei fili di rame che ha raggiunto i massimi storici. La contrazione delle importazioni da Canada, Messico e Cina sta aprendo quote di mercato significative per i produttori dotati di filiere integrate, come Prysmian, Southwire e Cerro Wire, che possono ora rispondere alla domanda in modo più competitivo.
Valutazione degli analisti, indicatori tecnici e rendimento del dividendo
Secondo i dati aggregati da MarketScreener, il consenso degli analisti su Prysmian è positivo. Il target price medio è fissato a 84 €, con un potenziale di rialzo dell’11% rispetto all’ultimo prezzo di 75,64 €. Le stime più ottimistiche indicano un prezzo obiettivo massimo di 89 € (+17%), mentre la valutazione minima si attesta a 71 € (–6%). Dal punto di vista dei multipli, il titolo presenta un PE ratio di 15,2, un PB ratio di 2,1 e un PEG di 1,04. Gli indici di redditività sono solidi, con un ROE del 14,8% e un EV/EBITDA pari a 8,3.
L’analisi tecnica settimanale mostra i principali oscillatori (RSI, MACD) in fase neutrale ma con un momentum in crescita. Le medie mobili a 20 e 50 periodi confermano un trend di fondo positivo. Infine, il dividendo atteso per il 2025 offre un rendimento dell’1,9%, in linea con la media degli ultimi cinque anni (1,8%). La società ha sempre distribuito la cedola negli ultimi cinque esercizi, confermando la sua attenzione alla remunerazione degli azionisti.