Webuild vola grazie a un portafoglio ordini da record e al via libera per il Ponte sullo Stretto. Con commesse miliardarie dall’Arabia Saudita all’Australia e il titolo che supera i 4 €, il colosso italiano delle costruzioni si afferma come un leader globale con solidi fondamentali.
La trasformazione di Webuild da campione nazionale a protagonista dell’ingegneria mondiale è ormai una realtà consolidata. Nata nel 2014 come Salini-Impregilo e rinominata nel 2020, la società ha guidato il consolidamento del settore in Italia attraverso “Progetto Italia”, integrando realtà come Astaldi. Oggi il gruppo opera in oltre 50 Paesi, con un imponente portafoglio ordini che ha raggiunto i 58 miliardi €, l’80% del quale acquisito fuori dall’Italia nel 2024.

Questa espansione globale è sostenuta da una solida performance finanziaria, con ricavi nel primo semestre 2025 pari a 6,7 miliardi € (+22%) e una posizione di cassa positiva per sei semestri consecutivi. Mentre le grandi opere nel mondo ne definiscono la crescita, il Ponte sullo Stretto ne riafferma le radici e l’ambizione strategica sul mercato domestico.
Un colosso globale: dal Ponte sullo Stretto all’Arabia Saudita
L’opera simbolo del nuovo corso di Webuild è senza dubbio il Ponte sullo Stretto di Messina, un progetto da 3.666 metri di lunghezza in cui il gruppo è capofila del consorzio Eurolink con una quota del 60%. Secondo una stima di Equita, la commessa complessiva da 10,6 miliardi € potrebbe generare per Webuild un valore tra 350 e 500 milioni €. Per Bloomberg Intelligence, il progetto offre una visibilità decennale sui ricavi. Ma la forza di Webuild risiede nella sua diversificazione geografica.

Il gruppo è infatti impegnato in opere strategiche su scala mondiale: dalla metro di Riyadh e il polo culturale di Diriyah in Arabia Saudita, al Women and Babies Hospital di Perth in Australia, fino a importanti infrastrutture stradali negli Stati Uniti. A questi si aggiungono progetti iconici come la diga sul Nilo in Etiopia e l’attenzione sulla potenziale ricostruzione in Ucraina, un mercato che la Banca Mondiale stima in oltre 500 miliardi $.
Il verdetto dei mercati: sottovalutazione e target price in rialzo
La reazione di Piazza Affari a questa fase di crescita è stata netta, con il titolo Webuild che ha registrato un +70% su base annua, superando una capitalizzazione di 4 miliardi €. Nonostante la corsa, secondo il consenso degli analisti il titolo presenta ancora margini. I giudizi sono infatti positivi (buy, outperform o accumulate). Nello specifico, Equita e Mediobanca hanno fissato un prezzo obiettivo di 4,5 €, mentre Banca Akros indica 4,1 €. La media dei target price, pari a 4,36 €, suggerisce una potenziale sottovalutazione: rispetto a un prezzo attuale di 4,05 €, questo implica uno spazio di crescita teorico di quasi l’8%. Il margine si amplia ulteriormente guardando al target massimo di 4,60 €, che indicherebbe un potenziale di apprezzamento superiore al 13%.
Anche la politica dei dividendi attira l’attenzione, con un rendimento atteso di circa il 2% e una crescita media del 9,4% annuo negli ultimi tre anni. A certificare la solidità del gruppo è intervenuta anche l’agenzia Fitch, che ha alzato il rating a BB+ con outlook stabile, a un solo passo dall’investment grade, citando la leadership di Webuild e l’ampiezza del suo portafoglio ordini.