Dilaga la preoccupazione: lo scenario peggiore in Cina potrebbe costare a Nvidia ben 17,1 miliardi di dollari

La guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina entra in una nuova, critica fase. Pechino sta attivamente scoraggiando le sue aziende dall’acquistare i chip per l’intelligenza artificiale di Nvidia, in una mossa che ridefinisce gli equilibri del mercato globale dei semiconduttori e mette a dura prova le strategie del colosso americano.

La tensione sui semiconduttori tra Washington e Pechino ha raggiunto un punto di svolta quasi irreversibile. Le recenti manovre del governo cinese per limitare l’adozione dei processori di Nvidia rappresentano un capitolo cruciale nella crescente guerra tecnologica. Al centro della tempesta ci sono i chip AI, come l’H20, sviluppati specificamente per il mercato cinese al fine di rispettare le complesse restrizioni USA, ma che ora si trovano di fronte a un muro invisibile eretto da Pechino.

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Nvidia, lo scenario peggiore in Cina potrebbe costare all’azienda ben 17,1 miliardi di dollari – crypto.it

Le autorità cinesi, infatti, starebbero esercitando forti pressioni sui giganti tecnologici locali, spingendoli a guardare verso soluzioni domestiche. Questa dinamica solleva interrogativi cruciali sull’efficacia delle strategie occidentali e sul futuro di uno dei mercati più redditizi. La posta in gioco è altissima, coinvolgendo non solo profitti miliardari ma anche il futuro del dominio globale nell’intelligenza artificiale.

La stretta di Pechino sui chip H20

La strategia della Cina è diventata esplicita e sistematica. Secondo quanto riportato da fonti autorevoli come il Financial Times, le autorità governative, inclusa l’Amministrazione del cyberspazio, stanno scoraggiando attivamente l’acquisto dei processori H20 di Nvidia da parte di aziende strategiche come Alibaba e Tencent. Questa spinta non è solo una mossa economica, ma una dichiarazione politica contro quello che Pechino percepisce come un tentativo di contenimento tecnologico da parte di Washington. L’obiettivo è accelerare con decisione verso l’autosufficienza tecnologica, dirottando miliardi di investimenti e la domanda interna verso i campioni nazionali.

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La stretta di Pechino sui chip H20 – crypto.it

In questo scenario, il chip Ascend di Huawei non è solo un’alternativa, ma viene promosso come un simbolo della resilienza e dell’ambizione nazionale. Per Nvidia, la situazione è delicata: il mercato cinese nel 2024 ha rappresentato ricavi per 17,1 Mrd $ su un totale di 60,9 Mrd $, una quota di fatturato troppo importante per essere ignorata o facilmente sostituita.

Le reazioni del mercato e la strategia di Nvidia

Le ripercussioni a Wall Street non si sono fatte attendere, con gli analisti che ricalibrano stime e previsioni. Bernstein, che prima di questa stretta prevedeva per gli H20 vendite potenziali per 23 Mrd $, ora ipotizza un calo drastico della quota di mercato di Nvidia in Cina dal 66% del 2024 al 54% nel 2025. Questa analisi è supportata dai dati di Morgan Stanley, secondo cui le alternative cinesi ai semiconduttori occidentali coprono già tra il 20% e il 30% della domanda locale. Tuttavia, il vero fossato competitivo, evidenziano gli esperti, è l’ecosistema software CUDA, costruito in oltre un decennio e su cui si basa una vasta comunità globale di sviluppatori.

Passare a un’altra piattaforma comporterebbe costi enormi e tempi di adattamento molto lunghi. Il colosso americano, dal canto suo, non intende abbandonare la partita e, secondo indiscrezioni, sta già sviluppando un nuovo chip, il B30A, basato sull’architettura Blackwell. Anche questo sarà un prodotto di compromesso, calibrato per offrire prestazioni superiori all’H20 senza violare i rigidi parametri imposti dalle sanzioni.

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