Pensioni: la sanatoria contributiva penalizza l’assegno INPS mensile, la verità che non dicono

Un titolo che fa discutere, perché dietro le pensioni c’è sempre molto più di un semplice numero. Ogni ricalcolo porta con sé timori e speranze, soprattutto quando si parla di assegni mensili già liquidati. La sanatoria contributiva introdotta con la legge di bilancio 2024 non è un tecnicismo da addetti ai lavori. Si tratta di una misura che può toccare la vita reale di chi ha lavorato per decenni in una pubblica amministrazione. Un documento dell’Inps, elaborato con il Ministero del Lavoro, apre infatti scenari inaspettati.

E non sempre positivi, perché la riliquidazione può significare meno soldi in tasca. La parola stessa, riliquidazione, evoca calcoli da rifare, assegni da rivedere, prospettive da ridimensionare. Ma dietro a ogni cifra, c’è il destino di persone che contano su un importo certo per pianificare il presente. La verità che spesso non viene detta è che la sanatoria non porta solo vantaggi. E proprio qui si apre il nodo che oggi divide pensionati ed esperti di diritto previdenziale.

pensionati preoccupati che analizzano dei dati
Pensioni: la sanatoria contributiva penalizza l’assegno INPS mensile, la verità che non dicono-crypto.it

Quando si affrontano i temi previdenziali, la distanza tra le regole scritte e la vita quotidiana sembra enorme. Eppure basta una circolare dell’Inps per trasformare una certezza in un dubbio. È quello che accade con la sanatoria contributiva prevista dalla legge n. 213/2023, che riguarda omissioni contributive delle amministrazioni pubbliche fino al 2004. Una misura nata per mettere ordine nelle carte, che però ha conseguenze molto concrete sulle pensioni già liquidate.

Molti pensionati guardano con attenzione a queste novità perché ogni variazione può cambiare davvero l’importo che arriva sul conto ogni mese. Non è solo una questione di giustizia contabile, ma di stabilità economica. Un piccolo taglio può tradursi in un disagio reale, soprattutto per chi vive già con margini ridotti.

Sanatoria contributiva e ricalcolo delle pensioni

Il cuore della questione sta nella possibilità di ricalcolare le pensioni a carico delle gestioni ex-Inpdap. La sanatoria consente alle pubbliche amministrazioni di regolarizzare omissioni contributive inviate oggi tramite flussi UniEmens/ListaPosPa, senza versare ulteriori contributi. In pratica, dati che mancavano vengono inseriti ex post.

analisi dati
Sanatoria contributiva e ricalcolo delle pensioni-crypto.it

Secondo la circolare Inps n. 118/2025, questo aggiornamento può cambiare l’importo delle pensioni già calcolate. E qui emerge il lato meno raccontato: non sempre si tratta di un aumento. Se dai nuovi dati emerge un montante contributivo più basso, l’assegno mensile può ridursi. L’Istituto può intervenire entro tre anni dalla liquidazione della pensione, modificando importi e persino chiedendo restituzioni.

Un esempio aiuta a capire: un dipendente di un ministero andato in pensione nel 2022 può vedere oggi il proprio assegno ricalcolato. Se dai flussi regolarizzati risulta una base contributiva inferiore, l’importo mensile scenderà. Non solo: l’Inps potrà chiedere la restituzione delle somme già percepite in eccesso.

Non mancano i casi opposti, in cui la pensione aumenta. Tuttavia, anche in questi casi la regola dei tre anni pone limiti rigidi: chi è in quiescenza da più tempo non potrà ricevere arretrati. Una situazione che crea inevitabilmente disuguaglianze tra pensionati, in base alla sola variabile temporale.

La sanatoria riguarda solo enti pubblici e i loro dipendenti, restando esclusi i datori di lavoro privati, anche se iscritti a gestioni previdenziali pubbliche. Una scelta che restringe la platea ma non riduce il peso delle conseguenze economiche sui diretti interessati.

Effetti sulla buonuscita e prospettive future

Oltre alla pensione, la sanatoria incide anche sul trattamento di fine servizio o di fine rapporto. In questo caso il termine è più ampio: fino a cinque anni dalla cessazione del servizio, con l’aggiunta dei tempi tecnici previsti per l’erogazione. Un arco temporale che consente più margine di manovra, ma che non elimina il rischio di riduzioni.

Un insegnante andato in pensione nel 2020, ad esempio, potrebbe vedersi ricalcolare oggi la buonuscita. Se dai nuovi dati risultasse un importo più basso, l’Inps emetterebbe una nota di debito richiedendo la restituzione dell’indebito. Una prospettiva che non lascia indifferenti, perché significa dover ripensare a risparmi e spese già pianificate.

Il nodo della prescrizione è stato chiarito: per la sanatoria non si applica, perché l’obbligo contributivo si considera assolto con l’invio delle denunce. Diverso il discorso per il recupero degli indebiti, dove resta valida la prescrizione decennale.

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