Dopo una raggiro con bonifici e prelievi truffaldini si può incorrere in un’altra beffa, non ottenere un rimborso dalla banca.
Cadere vittime di un raggiro e perdere i soldi per sempre, è una possibilità reale che richiama l’attenzione su quanto sia pericoloso peccare di superficialità o ingenuità. “La Legge non ammette ignoranza” vale anche nei casi delle truffe. La banca non sempre è obbligata a risarcire il cliente, non se la colpa è di quest’ultimo. Facciamo chiarezza.

Comodissima la tecnologia, utile e pratica. Ci permette di gestire i contatti con la pubblica amministrazione, le banche, i colleghi, gli amici e parenti a distanza, in ogni momento e ovunque ci troviamo. L’home banking rende facile gestire i propri soldi, con lo smartphone è possibile pagare gli acquisti e tramite WhatsApp si possono inviare documenti.
Tutto molto funzionale ma proprio quest’uso eccessivo della tecnologia e del mondo digitale mette a rischio i propri risparmi e i dati sensibili. I criminali informatici, infatti, ne approfittano per lanciare trappole come delle esche per ignare vittime che spesso abboccano accorgendosi del pericolo solo quando è troppo tardi. C’è chi ha perso migliaia di euro a causa di una truffa che ha permesso ai malintenzionati di accedere al conto corrente del malcapitato. E non sempre i soldi si possono recuperare.
La banca non è obbligata al rimborso in questo caso
La Legge ha un’occhio di riguardo per i consumatori. In linea generale in caso di truffe molto elaborate alla banca spetta l’onere di proteggere il cliente e risarcirlo delle somme perse a causa del raggiro. La protezione, però, viene meno davanti a truffe riconoscibili, architettate in modo grossolano oppure se il cliente commettere delle ingenuità che lasciano facile accesso al conto ai criminali informatici.

Il principio generale è che in caso di un’operazione di pagamento non autorizzata l’istituto di credito dovrà rimborsare subito il cliente a meno che non dimostri che causa dell’autorizzazione è un comportamento fraudolento o una colpa grave del cliente. Alla banca spetta l’onere della prova, se riuscirà a dimostrare che il correntista ha agito in modo negligente tanto da rendere semplice rubare i soldi ai malintenzionati allora non sarà chiamata ad erogare alcun rimborso.
Servono prove solide e inequivocabili attestanti la colpa grave del cliente per evitare il rimborso (il cliente ha fornito le proprie credenziali, ha comunicato i codici personali, ha ignorato segnali palesi di una truffa in atto). Molti tribunali stanno accertando, però, la presenza di truffe così ben articolate e sofisticate tali da non poter colpevolizzare il correntista caduto nella trappola. In questi casi la banca dovrà risarcire il cliente per non aver messo in atto le giuste misure di sicurezza e protezione del correntista. Ogni caso, dunque, è diverso dall’altro e sarà valutato con attenzione prima di arrivare ad una conclusione.