Hera ha segnato la performance mensile più debole tra i titoli principali, esclusa Amplifon, con un calo vicino al 10 %. Diversi fattori hanno contribuito a questo movimento, tra cui prese di profitto, revisione dei target e pressione sui fondamentali in un contesto macro incerto.
Negli ultimi giorni, parole come sottovalutazione, target price, momentum tecnico e dividendo atteso hanno dominato il dibattito degli analisti. L’attenzione al titolo Hera si è intensificata anche perché, nonostante ricavi e utile netto in aumento nel semestre, il calo si è attivato su rottura tecnica di supporti chiave. Il titolo ha evidenziato segnali tecnici di debolezza rompendo la soglia di 3,80 €, accelerando le vendite fino ad area 3,40 €. Diversi investitori hanno interpretato la discesa come fase di consolidamento, anche in considerazione della rotazione settoriale e dell’aumento della volatilità.

Nel frattempo, il rendimento da dividendo stimato al 4 % ha mantenuto vivo l’interesse di lungo periodo, soprattutto tra i fondi con focus difensivo.
Le prospettive di mantenimento della guidance e la stabilità dei flussi operativi nel secondo semestre potrebbero risultare fattori chiave per una rivalutazione nel medio termine.
A ciò si aggiungono valutazioni ancora inferiori alla media storica, che spingono alcuni analisti a vedere un possibile potenziale di riallineamento tecnico e fondamentale.
Anatomia del calo e contesto operativo
Nel primo semestre 2025, Hera ha registrato ricavi per 8,5 miliardi di €, in crescita del 18,7 % rispetto all’anno precedente, mentre l’utile netto ha segnato +5 %.
L’EBITDA è risultato stabile (-1,5 %) intorno a 670 milioni di €, segnalando una lieve contrazione dei margini operativi in un contesto di pressioni su materie prime e regolazione.
Il debito netto si attesta a circa 3,9 miliardi di €, mantenendo un rapporto debito/EBITDA intorno a 2,5x.

Alcuni analisti come Equita e Banca Akros hanno leggermente rivisto al ribasso i loro target, citando incertezze sulle future tariffe del gas e sull’evoluzione dei costi ambientali.
Il prezzo ha rotto supporti tecnici, innescando vendite a catena, nonostante l’attrattività della cedola.
Il dividendo atteso è del 4 %, in linea con la media storica degli ultimi cinque anni. Dal 2020 al 2024 la società ha sempre distribuito dividendi regolari, con un rendimento medio intorno al 4,2 %.
Valutazioni fondamentali e prospettive tecniche
Negli ultimi aggiornamenti, il prezzo obiettivo medio per il titolo Hera è stato fissato a 4,175 €, mentre la quotazione attuale si attesta intorno a 3,78 €. Il potenziale di rivalutazione rispetto a questo target è pari a circa +10,5 %. Il target minimo, pari a 4,00 €, implica un upside stimato del +5,9 %. Il target massimo, pari a 4,30 €, corrisponde invece a un potenziale teorico del +13,8 %.
Queste valutazioni tengono conto dell’attuale contesto di mercato, delle prospettive del settore utility e delle metriche fondamentali della società. Le recenti correzioni del prezzo, infatti, non sembrano essere state accompagnate da un deterioramento dei fondamentali, suggerendo una possibile sottovalutazione del titolo nel breve-medio termine.
Le metriche fondamentali indicano un P/E di circa 11x, un Price/Book di 1,45x, un EV/EBITDA di 6,7x, con ROE all’11 % e margine lordo al 16,7 %.
L’analisi tecnica settimanale (fonte: TipRanks) mostra RSI in zona neutra e media mobile a 50 giorni in discesa. Il titolo si muove sotto la MM200, ma i volumi in aumento fanno pensare a una possibile fase di accumulo.
Il supporto principale è a 3,60 €, mentre la resistenza si colloca a 4,00 €. Il sentiment resta prudente, con le ultime 10 raccomandazioni analitiche che non mostrano upgrade significativi.
In sintesi, la recente debolezza potrebbe rappresentare una pausa fisiologica più che un segnale strutturale, in attesa di nuovi spunti dal fronte normativo e operativo.