Cosa accade ai benefici della Legge 104 se cambio residenza?

Talvolta il trasferimento anagrafico genera incertezze: si teme che un semplice cambio d’indirizzo possa far perdere benefici fondamentali legati all’assistenza. La voce resta calma, chiara, senza tecnicismi eccessivi, come se fosse raccontata da chi ha vissuto direttamente la situazione.

Dietro ai termini “residenza” o “dimora temporanea” c’è la vita di chi assiste un familiare, tra esigenze di cura, lavoro e diritti da tutelare. Emergere un equilibrio fra vincoli normativi e soluzioni concrete è fondamentale. In certi casi le regole affermano la continuità dell’assistenza; in altri, impongono condizioni precise.

Disabile mentre prepara il pranzo in cucina
Cosa accade ai benefici della Legge 104 se cambio residenza?-crypto.it

La storia si dipana senza fretta, mettendo al centro il rispetto della dignità e della normativa, ma anche la quotidianità di chi ogni giorno vive questa realtà.

Il cambio di residenza non implica la perdita dei benefici

Non sempre il trasferimento efficace della sede anagrafica porta alla perdita dei diritti garantiti dalla Legge 104. Quando chi assiste e la persona con disabilità risiedono in Comuni differenti, non è necessario modificare la residenza: può bastare l’iscrizione nello schedario della popolazione temporanea nel nuovo Comune per attestare una dimora abituale effettiva.

Simbolo disabilità
Il cambio di residenza non implica la perdita dei benefici-crypto.it

Questo strumento, disciplinato dal DPR n. 223/1989, consente di mantenere i permessi mensili, la sede di lavoro più vicina e, in certi casi, il congedo, purché la permanenza sia reale e non occasionale. Importante è la tempestiva comunicazione delle modifiche di domicilio o residenza all’INPS tramite la funzionalità ufficiale “variazione dati domanda”, introdotta nel settembre 2023, che consente di aggiornare l’indirizzo e gli altri dati originari senza sospendere i benefici. La circolare n. 39/2023 ribadisce chiaramente che per i permessi ex art. 33 non è richiesta convivenza formale ma solo che la dimora sia verificabile e duratura nel tempo dell’assistenza.

Quando è necessario trasferire la residenza per mantenere i diritti

Il cambio di residenza diventa obbligatorio quando si richiede il congedo straordinario biennale retribuito e chi assiste e chi è assistito vivono nel medesimo Comune ma a indirizzi diversi. Per avere diritto è richiesto che la convivenza sia effettiva, comprovata da residenza coincidente in anagrafe. Secondo la circolare INPS n. 39/2023, la convivenza deve sussistere al momento dell’inizio dell’effettiva fruizione del congedo, anche se non è necessaria al momento della domanda stessa. Una possibile eccezione riguarda situazioni in cui assistente e assistito vivono nello stesso stabile ma in appartamenti differenti: in questi casi è possibile dimostrare coabitazione e ottenere il congedo senza spostare formalmente la residenza. È essenziale tuttavia comunicare ogni modifica all’INPS perché l’ente verifica che le condizioni dichiarate restino valide per tutta la durata del beneficio.
L’insieme dimostra come la normativa, anche nella versione più recente, tenga conto tanto dell’aspetto pratico quanto del diritto reale di assistenza. Non è un mero trasloco, ma un passaggio che tocca la tutela quotidiana. Le circolari INPS, in particolare la n. 39/2023 e la n. 32 del 2012 del Dipartimento della Funzione Pubblica, rafforzano l’idea che diritti e doveri possano coesistere, con trasparenza e responsabilità.

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