L’argento ha registrato un importante slancio nelle ultime settimane, superando quota 38 $ l’oncia e segnando il massimo da oltre un mese. Un movimento che riaccende l’attenzione sul metallo, spinto da un mix di domanda industriale, deficit strutturale e dinamiche macroeconomiche globali. Gli analisti ora osservano con attenzione il ruolo strategico dell’argento, anche alla luce del confronto con l’oro.
Dopo un inizio d’anno altalenante, il prezzo dell’argento è tornato a salire in modo deciso, segnando una crescita settimanale di oltre il 5%. L’impulso è arrivato in un contesto in cui il rapporto oro/argento si è ridotto, suggerendo una fase di recupero relativo del metallo rispetto all’oro.

A influenzare l’andamento hanno contribuito fattori come il continuo deficit di offerta, che si prolunga da cinque anni consecutivi, e la forte domanda industriale, legata soprattutto al settore delle energie rinnovabili, dell’elettronica e dell’automotive. Secondo Reuters, nella sola ultima settimana il prezzo spot ha raggiunto 38,93 $ l’oncia, mentre l’incremento da inizio anno supera il 24%. Un risultato notevole, anche se soggetto alla volatilità indotta dal quadro macro e dalle tensioni commerciali globali.
Domanda industriale in espansione e deficit di offerta trainano i prezzi
Secondo Nitesh Shah, strategist di WisdomTree, il rialzo è sostenuto da una combinazione di domanda industriale robusta e offerta insufficiente a colmare i fabbisogni globali. Questo squilibrio strutturale ha contribuito a spingere i prezzi ben oltre i 35 $, aprendo la strada a proiezioni rialziste che vedono come possibile target i 40 $ o addirittura i 50 $ nei prossimi trimestri. Le valutazioni si basano anche sulla crescente integrazione dell’argento nelle tecnologie verdi, con un impiego sempre più centrale nei pannelli solari e nei veicoli elettrici. Citi, ad esempio, stima un possibile scenario di prezzo attorno a 46 $ l’oncia nel caso in cui le tensioni commerciali si attenuino e la Fed mantenga una linea restrittiva.

Sul fronte opposto, alcuni analisti evidenziano la sensibilità del metallo ai segnali macro. Aakash Doshi (State Street) ha sottolineato come, in periodi di incertezza legata ai dazi USA o a un rallentamento della manifattura globale, l’argento possa mostrare una volatilità superiore rispetto all’oro. A inizio aprile, infatti, il metallo aveva toccato un minimo relativo di 31 $, influenzato dal timore di un indebolimento della domanda industriale.
Prospettive di breve e medio termine secondo gli analisti
Il sondaggio Reuters condotto a fine aprile ha rilevato una previsione media per l’argento a 33,10 $ l’oncia per il 2025, con una revisione al rialzo per il 2026 a 34,58 $. Gli esperti evidenziano che queste stime potrebbero essere superate nel caso in cui il ciclo industriale si rafforzi e il contesto geopolitico si stabilizzi. L’interesse resta comunque elevato da parte di investitori e fondi tematici, attratti dalla natura bifronte dell’argento: metallo rifugio ma anche elemento industriale chiave.
Dal punto di vista tecnico, il momentum attuale è positivo, con un consolidamento sopra i 38 $ che potrebbe costituire una nuova base per tentare un attacco ai massimi di maggio. I segnali arrivano anche dal calo delle scorte registrato nei magazzini del Comex e da un sentiment in miglioramento tra gli operatori. Secondo Bloomberg e Reuters, il prossimo catalizzatore potrebbe arrivare da eventuali segnali di allentamento monetario o da nuove tensioni nella supply chain.
In questo contesto, l’argento si conferma uno degli asset più dinamici dell’ultimo mese, con un profilo sempre più centrale sia per l’industria che per la strategia degli investitori globali.