I nuovi dazi USA annunciati da Donald Trump sull’Europa potrebbero influenzare l’economia globale nei prossimi mesi. Con tariffe previste fino al 30% su beni chiave come automobili, componenti industriali e farmaci, la risposta dell’Unione Europea si fa centrale, mentre gli investitori monitorano da vicino le possibili ripercussioni su valute, settori e asset difensivi.
Negli ultimi giorni, le dichiarazioni dell’ex presidente Trump hanno riacceso il rischio di una guerra commerciale. L’eventualità che vengano imposti dazi fino al 30% su importazioni strategiche dall’Unione Europea ha spinto le principali borse europee a muoversi con cautela. Secondo Reuters, l’UE starebbe valutando contromisure fino a 93 mld €, distribuite in più settori.

I mercati, per ora, reagiscono con moderata volatilità, ma alcuni analisti di TD Securities sottolineano come un’escalation potrebbe ridurre i margini delle aziende esportatrici europee in misura rilevante. In particolare, i titoli del settore automotive e farmaceutico risultano tra i più esposti.
Come potrebbero reagire i mercati europei e cosa aspettarsi dai settori più colpiti
Nel breve termine, gli effetti dei dazi USA si stanno già facendo sentire nei comparti più vulnerabili. I principali indici europei hanno limitato le perdite, ma secondo HSBC un impatto diretto tra l’1,2% e il 2,4% sul fatturato aggregato del FTSE Europe non sarebbe da escludere se i dazi venissero applicati in pieno. La reazione più forte si è registrata nel settore auto, in particolare per gruppi come BMW, già nel mirino per l’export verso gli Stati Uniti. Le nuove tariffe colpirebbero non solo i produttori tedeschi, ma anche i fornitori italiani e francesi coinvolti nella catena di valore.

Anche il settore farmaceutico, che finora aveva beneficiato di una minore volatilità, è ora sotto osservazione, poiché alcune aziende con forte esposizione USA potrebbero veder aumentare significativamente i costi di distribuzione. Gli analisti di J.P. Morgan indicano che, in uno scenario di piena attivazione dei dazi, il rimbalzo dei titoli più penalizzati potrebbe avvenire solo nel caso di negoziazioni diplomatiche concrete tra Bruxelles e Washington.
Valute, obbligazioni e settori da monitorare secondo gli esperti
Sul fronte valutario, il dollaro ha registrato un rafforzamento con l’USD Index in crescita dello 0,8% nell’ultima settimana, confermando la sua funzione di rifugio durante le fasi di incertezza. L’euro, invece, è apparso più debole, penalizzato dalle preoccupazioni su un potenziale rallentamento delle esportazioni. La BCE, secondo fonti Reuters, potrebbe mantenere un atteggiamento prudente nei prossimi mesi, in attesa di chiarimenti sugli sviluppi geopolitici e commerciali.
Per quanto riguarda le obbligazioni, i Bund tedeschi hanno visto un lieve calo nei rendimenti, segnale che gli investitori istituzionali stanno spostando parte della liquidità verso asset a basso rischio. Anche i BTP sono stati oggetto di acquisti, trainati dal differenziale favorevole.
Alcuni analisti di ING e Barclays suggeriscono di osservare con attenzione l’andamento delle materie prime industriali, come rame e alluminio, potenzialmente coinvolte in future estensioni tariffarie. In tale scenario, aziende con supply chain meno esposte o già localizzate negli Stati Uniti potrebbero beneficiare di una maggiore stabilità operativa.
Infine, da più fonti emerge l’ipotesi di una risposta graduale e calibrata da parte dell’UE. L’eurodeputato Bernd Lange ha affermato che Bruxelles sarebbe pronta ad attivare contromisure entro poche settimane. L’esito di questi scontri potrebbe ridefinire le strategie commerciali tra le due sponde dell’Atlantico, con impatti destinati a farsi sentire ben oltre l’estate.