Se l’inflazione riparte, questo buono postale farà meglio dei BTP (e in molti lo stanno ignorando)

Il taglio dei tassi deciso dalla BCE cambia il volto dell’economia europea e lancia un segnale forte anche ai piccoli risparmiatori. Mentre l’inflazione rallenta, alcuni strumenti passano da “secondari” a protagonisti silenziosi. Tra questi c’è un buono spesso sottovalutato, ma oggi più attuale che mai. Protezione, stabilità e un pizzico di flessibilità: quando l’economia sembra dormire, certi investimenti si rivelano più svegli di altri. E se proprio ora fosse il momento ideale per rispolverare questa vecchia conoscenza?

L’11 giugno 2025 è diventata una data da cerchiare per chi guarda con attenzione ai movimenti della Banca Centrale Europea. Quel giorno è entrato in vigore il taglio dei tassi annunciato qualche giorno prima: il tasso sui depositi è sceso al 2,00%, mentre quello di rifinanziamento principale si è attestato al 2,15%. Non sono numeri qualsiasi, ma una risposta precisa a un’inflazione che si sta raffreddando e a un’economia dell’Eurozona che ha bisogno di stimoli mirati.

Dati e duagrammi
Se l’inflazione riparte, questo buono postale farà meglio dei BTP (e in molti lo stanno ignorando)-crypto.it

Per l’Italia, questo quadro si inserisce in un percorso già molto articolato. Dopo anni in cui l’inflazione ha ballato tra picchi e crolli, nel 2025 si prevede un dato stabile attorno all’1,7%. In apparenza poco da temere, ma le incognite globali non sono del tutto scomparse. Chi ha vissuto l’esplosione dei prezzi del 2022 sa quanto sia difficile prevedere davvero cosa succederà. Ecco perché strumenti capaci di adattarsi all’andamento dei prezzi possono offrire più di quanto sembri.

Taglio dei tassi della BCE: un segnale forte che cambia le carte in tavola anche per i risparmiatori

Quando la BCE decide di tagliare i tassi di interesse, non lo fa a cuor leggero. Ma stavolta il contesto lo richiedeva: l’inflazione ha rallentato, l’economia cresce piano, e serviva un segnale per mantenere la fiducia. Il taglio porta i tassi a livelli che non si vedevano da tempo, nel tentativo di stimolare credito e investimenti. E anche se l’impatto può sembrare lontano dalla vita quotidiana, chi ha risparmi o investimenti sa bene quanto queste decisioni influenzino rendimenti e strategie.

Grafico inflazione
Taglio dei tassi della BCE: un segnale forte che cambia le carte in tavola anche per i risparmiatori-crypto.it

Nel frattempo, l’inflazione italiana ha vissuto una discesa costante: dall’8% del 2022 all’1% del 2024, fino all’attuale 1,7%. Una normalizzazione apparente, che però non cancella il ricordo recente di quanto velocemente i prezzi possano impennarsi. È proprio in questi momenti di apparente calma che le decisioni contano di più. Ecco perché strumenti legati all’inflazione, anche se meno appariscenti, tornano a offrire un valore strategico.

Buono indicizzato: il rendimento che si adatta all’inflazione e protegge il potere d’acquisto nel tempo

Nel panorama dei prodotti di risparmio, il buono indicizzato all’inflazione emesso da Poste Italiane rappresenta una proposta semplice ma efficace. Garantisce un rendimento minimo dello 0,60% e si rivaluta in base all’andamento dell’inflazione italiana. Se nel 2025 questa si attesta all’1,7%, il rendimento complessivo lordo è del 2,3%, che al netto della tassazione si traduce in circa l’1,7%.

Non si tratta di numeri entusiasmanti rispetto ai BTP decennali, che offrono oltre il 3,6% lordo, ma c’è una differenza chiave: i BTP sono titoli nominali, mentre il buono indicizzato si adatta all’aumento dei prezzi, proteggendo il valore reale del capitale. In altre parole, se l’inflazione dovesse risalire, il guadagno effettivo di un BTP potrebbe essere significativamente ridotto, mentre un buono indicizzato continuerebbe a rivalutarsi di pari passo con l’aumento dei prezzi.

Inoltre, dopo 18 mesi è possibile ottenere il rimborso e gli interessi maturati, rendendolo uno strumento flessibile e adatto anche a chi preferisce non vincolare tutto per dieci anni.

In un contesto economico che sembra stabilizzarsi ma resta fragile, il buono indicizzato rappresenta una scelta cauta ma lungimirante. Meno appariscente, certo, ma capace di proteggere il capitale in modo coerente con l’andamento reale dell’economia. E forse proprio per questo, oggi più che mai, vale la pena tenerlo d’occhio.

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