Segnalazioni in aumento del 25 % e boom nell’uso delle stablecoin: il 2024 segna un picco nei controlli sulle criptoattività secondo la UIF. Truffe, darkweb e wallet anonimi al centro dell’attenzione normativa.
L’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia ha diffuso dati che confermano una crescita significativa nelle segnalazioni di operazioni sospette legate alle criptoattività. Nel primo trimestre 2025, sono state registrate 2.166 SOS, per un totale di 6.255 nei dodici mesi precedenti, pari a un incremento del 25 % rispetto al 2023. A trainare questa impennata sono soprattutto i Virtual Asset Service Provider (VASP), che da soli generano il 57,8 % delle segnalazioni totali.
Le motivazioni ricorrenti includono truffe (romance scam, phishing, schemi Ponzi), operazioni con wallet anonimi o irregolari e transazioni legate al darkweb o ad attività come la pedopornografia. La maggior parte dei flussi sospetti presenta importi contenuti, distribuiti tra numerosi micro-pagamenti, difficili da intercettare con i metodi classici.

Un elemento chiave è l’espansione dell’uso delle stablecoin, soprattutto quelle ancorate al dollaro, nei flussi sospetti. Secondo la newsletter UIF di giugno 2025, queste valute digitali sono sempre più scelte per la loro stabilità, anonimato e velocità di transazione, elementi che le rendono attraenti anche per operazioni illecite. Alcuni pattern ricorrenti mostrano l’impiego delle stablecoin per aggirare normative, convertendo rapidamente asset da o verso exchange non regolamentati.
Nuove minacce e risposte normative a livello nazionale e internazionale
A livello globale, il GAFI ha indicato l’uso delle stablecoin come una delle priorità nell’ambito della lotta al riciclaggio. Il recente report dell’organizzazione evidenzia che il 63 % delle transazioni illegali in criptovalute avviene tramite stablecoin. Anche Chainalysis conferma il dato, segnalando come Tether e USDC siano tra gli strumenti più utilizzati nei flussi sospetti.
In Italia, la risposta normativa si è già attivata. La UIF ha chiesto una maggiore vigilanza sui VASP, in particolare su quelli registrati in giurisdizioni opache o con controlli antiriciclaggio carenti. Le stesse banche sono state invitate a rafforzare i controlli su conti collegati a piattaforme crypto, mentre si sviluppano soluzioni basate su blockchain analytics per identificare e classificare wallet a rischio.

Secondo Reuters e Cointelegraph, anche negli Stati Uniti si stanno intensificando le pressioni per una regolamentazione più stretta delle stablecoin. Le istituzioni finanziarie sono chiamate a monitorare i flussi in entrata e uscita, integrando strumenti di tracciamento per tutte le transazioni crittografiche, specie quelle provenienti da exchange decentralizzati.
Criptoattività sotto osservazione: i numeri e i nuovi schemi operativi
Il dato più significativo riguarda la rapidità con cui le segnalazioni stanno cambiando natura. Se fino al 2022 le principali SOS arrivavano da istituzioni bancarie tradizionali, oggi sono i fornitori di servizi legati agli asset virtuali a generare oltre la metà delle segnalazioni. Il trend è indicativo di un’evoluzione operativa dei soggetti coinvolti, sempre più specializzati e in grado di sfruttare lacune nei sistemi di monitoraggio.
In questo contesto, si sta assistendo all’adozione diffusa di crypto-asset ibridi e wallet pseudonimi, utilizzati per frammentare le transazioni ed eludere il tracciamento. L’utilizzo crescente di strumenti come mixer, bridge cross-chain e piattaforme DeFi impone alle autorità un aggiornamento continuo degli strumenti normativi e tecnologici.
Il 2024, secondo quanto indicato dalla UIF, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella regolamentazione delle criptoattività. Il rischio che strumenti pensati per la finanza digitale legittima vengano sempre più sfruttati per fini illeciti è concreto, e la capacità di risposta delle autorità diventerà cruciale per garantire trasparenza e tracciabilità nei mercati digitali emergenti.