Tenaris avvia un massiccio buyback da 600 milioni $ mentre il titolo resta solido nonostante il calo degli impianti di perforazione negli Stati Uniti. Gli analisti alzano i target e le valutazioni confermano la forte sottovalutazione. Un’occasione potenziale che merita attenzione, anche per chi cerca rendimento da dividendi costanti e interessanti.
Quando una società decide di riacquistare una parte significativa delle proprie azioni, spesso è un segnale forte. Se poi il valore complessivo dell’operazione sfiora 1,2 miliardi $ e viene realizzata in un contesto globale non proprio favorevole, allora qualcosa merita di essere analizzato con più attenzione. È esattamente quello che sta succedendo con Tenaris, gruppo leader nella produzione di tubi e servizi per il settore energia, che ha appena dato il via alla prima tranche del suo ambizioso piano di buyback.

Il mercato, nel frattempo, sembra recepire positivamente il segnale. Il titolo ha chiuso a 15,465 € (+1,71 %) nonostante i dati poco incoraggianti relativi agli impianti di perforazione negli Stati Uniti, secondo quanto rilevato dal report di Baker Hughes. Tenaris, insomma, sta dimostrando solidità in un contesto complesso, con fondamentali che iniziano a catturare anche l’attenzione dei grandi broker.
Il riacquisto da 600 milioni di dollari e la reazione del mercato
La prima tranche del programma di riacquisto di azioni proprie avviata da Tenaris ammonta a 600 milioni $, parte di un pacchetto più ampio da 1,2 miliardi $. Gli acquisti, che saranno effettuati da una primaria istituzione finanziaria in totale autonomia, proseguiranno fino all’8 dicembre 2025. A questi livelli di prezzo, l’operazione riguarderà circa 69,3 milioni di azioni, pari al 6,5 % del capitale e a circa il 19,3 % del flottante.
La struttura del piano ha convinto anche gli analisti. Mediobanca Research, ad esempio, ha confermato rating “neutral” con target price a 17 €, mentre Intesa Sanpaolo mantiene un giudizio “buy” con obiettivo a 17,3 €. Ancora più ottimisti Equita e Banca Akros, che alzano i loro target rispettivamente a 18,80 € e 19 €. La media dei target stimati è di 17,80 €, con un margine di sottovalutazione tra il 15 % e il 23 % rispetto alle quotazioni attuali.

Nel frattempo, il calo degli impianti attivi negli USA non ha scalfito il titolo. Secondo l’ultimo sondaggio Baker Hughes, il numero complessivo è sceso a 559 (-4 unità), con un calo di 9 impianti petroliferi compensato da un aumento di 5 a gas. Nonostante questi numeri, Tenaris ha dimostrato resilienza, anche grazie alla diversificazione geografica e alla tenuta dei mercati emergenti, come Asia-Pacifico e America Latina.
Valutazioni fondamentali, dividendi solidi e trend tecnico positivo
Dalle analisi di Investing.com e Marketscreener, emergono multipli decisamente favorevoli. Il P/E è fermo a 5,4, valore molto basso per il settore, e l’EV/EBITDA si attesta a 3,15. Anche il ROE è eccellente, al 18,9 %, e il margine EBITDA al 32,1 % conferma una buona efficienza operativa. Il rapporto Prezzo/Valore contabile (P/B) è pari a 1,0, in linea con i competitor ma interessante alla luce del rendimento.
Dal punto di vista tecnico, il titolo si mantiene sopra le medie mobili a 20 e 50 periodi, mentre il MACD è in zona positiva e l’RSI stabile a 58. Il supporto principale è in area 14,85 €, mentre la resistenza significativa si colloca a 16,10 €. La tendenza settimanale è moderatamente rialzista, sostenuta proprio dal buyback in corso.
Infine, un capitolo importante riguarda il dividendo. Tenaris ha appena staccato un dividendo di 0,34 $ per azione, con un dividend yield attuale intorno al 4,8 %, superiore alla media settoriale. Negli ultimi cinque anni, la società ha sempre distribuito dividendi, anche durante la pandemia, con un rendimento medio stabile intorno al 4,5 %. Una performance reddituale che rafforza ulteriormente la sua attrattività tra i titoli difensivi dell’industria energetica quotati su Piazza Affari.