JP Morgan supera il 10 % in BPER Banca ma nega ogni intenzione di controllo. La mossa, apparentemente neutrale, ha innescato una serie di ipotesi strategiche che coinvolgono anche Unicredit. Intanto, i dati di bilancio e gli indicatori tecnici raccontano una storia ben più interessante: quella di un titolo forse tra i più sottovalutati del comparto bancario italiano.
Nel mondo finanziario, spesso è ciò che viene detto con tono neutro a fare più rumore. Quando un colosso come JP Morgan dichiara di avere portato la sua partecipazione in BPER Banca al 10,025 %, specificando però che non intende influenzarne la governance, le antenne degli analisti si alzano immediatamente. Un movimento così preciso, sopra una soglia simbolica, non è mai casuale. Da qui si sono moltiplicate le ipotesi: da un interesse tattico all’azione per conto di terzi, Unicredit su tutti.

La banca emiliana, nel frattempo, continua a mostrarsi solida nei fondamentali ma trascurata dal mercato azionario. Tra valutazioni economiche, indicatori tecnici e rendimento da dividendi, il quadro che emerge per BPER è quello di un titolo bancario che potrebbe offrire più di quanto oggi venga riconosciuto.
JP Morgan e la soglia del 10 %: manovra strategica o copertura tattica?
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore e Firstonline, JP Morgan ha recentemente aggiornato la propria posizione su BPER Banca, salendo dal 9,7 % al 10,025 %. La partecipazione si compone per circa lo 0,87 % in azioni con diritto di voto e per l’8,9 % in strumenti senza voto. Il gruppo americano ha specificato di non voler assumere il controllo della banca né influenzarne la gestione. Tuttavia, questa dichiarazione non ha placato i sospetti.
Diversi analisti, tra cui quelli di Milano Finanza, suggeriscono che dietro l’operazione potrebbe esserci Unicredit, che avrebbe utilizzato JP Morgan come veicolo per una manovra discreta. Questo schema è stato già adottato in passato, come nel caso della Popolare di Sondrio. Se tale ipotesi fosse corretta, la mossa andrebbe letta come un primo passo in una possibile strategia di consolidamento bancario nel settore finanziario italiano.

Nel frattempo, Unipol – azionista di riferimento di BPER con il 19,9 % – osserva con attenzione. Ogni cambiamento nell’azionariato, specie se proveniente da soggetti internazionali o indiretti, può alterare gli equilibri in una banca italiana quotata il cui ruolo strategico è cresciuto negli ultimi anni.
Multipli convenienti, dividendi elevati e trend tecnico positivo
Analizzando i dati fondamentali forniti da Marketscreener e Investing.com, BPER Banca appare chiaramente sottovalutata. Il rapporto Prezzo/Utili (P/E) è pari a 5,6, ben al di sotto della media del settore, mentre il Prezzo/Valore contabile (P/B) è 0,47: il titolo quota meno della metà del suo valore patrimoniale. Anche l’EV/EBITDA a 2,95 e un ROE superiore al 10 % rafforzano la tesi di un valore non ancora pienamente espresso.
Dal punto di vista tecnico, la tendenza settimanale risulta positiva: il titolo si mantiene sopra le medie mobili a 20 e 50 periodi, con MACD e RSI in zona favorevole. L’attuale quotazione attorno a 4,17 € è ben distante dal prezzo obiettivo medio indicato dagli analisti, che si attesta a 5,15 €, con un massimo di 5,60 € e un minimo di 4,80 €. Questo implica una sottovalutazione tra il 17 % e il 34 % rispetto al potenziale.
Inoltre, BPER offre un dividend yield tra i più alti del comparto: 7,2 % sui livelli attuali, con una media quinquennale del 5,6 %. Solo nel 2020, per via delle restrizioni della BCE, il dividendo non fu distribuito. I dati, confermati da Soldionline.it, mostrano una politica reddituale solida e regolare.
In un contesto dominato da incertezze macro e movimenti strategici sotto traccia, un titolo come BPER – con fondamentali solidi, alta redditività e attenzione crescente da parte di attori globali – merita uno sguardo meno distratto da parte del mercato.