Questo BTP si compra a 80 ma rimborsa a 100: cosa significa davvero

 Un BTP che molti ignorano potrebbe diventare un’arma segreta nei momenti giusti. Ma serve saper leggere tra le righe. Non si tratta di formule magiche, ma di un semplice meccanismo che può fare la differenza. Spesso è la mancanza di preparazione a far perdere denaro, più che lo strumento sbagliato. Il caso di questo titolo lo dimostra chiaramente.

C’è stato un momento, a fine anni Novanta, in cui in Italia sembrava che chiunque potesse guadagnare in Borsa. Le prime privatizzazioni accesero l’entusiasmo e, complice il crollo dei rendimenti dei titoli di Stato, molti risparmiatori abbandonarono i classici per inseguire rendimenti a due cifre. In effetti, all’epoca bastava partecipare a un collocamento e aspettare qualche mese per vedere crescere il capitale in modo sorprendente. Poi è arrivata la realtà.

Persona che esulta
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Prima la crisi del 1998, poi il tonfo del 2000-2003. Molti tornarono in fretta a rifugiarsi nei Buoni Postali e nei BTP, convinti che la sicurezza fosse l’unica via. Ma anche lì le insidie non mancarono. L’epoca dello spread, i cambi repentini nei tassi d’interesse, le scelte imprevedibili delle banche centrali: tutto ha contribuito a generare confusione. Eppure, esistono regole che non cambiano, e che possono trasformare un BTP apparentemente noioso in un investimento intelligente.

Il BTP sotto la pari che può sorprendere

Prendiamo il titolo 1.45-BTP-01MZ36. Ha una cedola lorda dell’1,45% annua, che tradotta in rendimento da cedola equivale a circa 1,79% lordo rispetto al prezzo di acquisto attuale (pari a 80,95). Questo dato è spesso sottovalutato, ma in realtà rappresenta già da solo un vantaggio per chi punta alla stabilità. Anche senza considerare il guadagno finale, le cedole ogni anno generano un flusso regolare di reddito.

Soldi e calcolatrice
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Il punto chiave, però, è il prezzo. Il titolo si acquista sotto la pari, e quindi si incassa una plusvalenza automatica alla scadenza: si pagano 80,95 euro e si ricevono 100 euro a rimborso. Questo, sommato alle cedole, porta a un rendimento netto a scadenza del 3,42%. Il tutto con una tassazione agevolata al 12,5%.

Chi oggi investe 10.000 euro, riceverà ogni anno circa 179 euro lordi in cedole, e a fine periodo, oltre agli interessi, otterrà anche la differenza tra il prezzo di acquisto e il valore di rimborso. Il risultato? Circa 12.355 euro netti complessivi, a patto di mantenere il titolo fino alla scadenza.

Non si tratta di magia, ma di conoscenza delle dinamiche di un BTP. Comprendere la relazione tra prezzo, cedola e scadenza è fondamentale per valutare davvero se un titolo è conveniente oppure no.

Quando la pazienza diventa un vantaggio competitivo

In tanti provano a speculare sui titoli di Stato, muovendosi in continuazione da un BTP all’altro. Ma senza una strategia chiara, il rischio di sbagliare è altissimo. Le oscillazioni di prezzo durante la vita di un BTP non devono spaventare chi ha l’obiettivo di portarlo a scadenza. Al contrario, possono diventare un’opportunità per entrare in punti favorevoli.

Chi non si prepara, paga. E spesso anche caro. Ma chi si prende il tempo per capire strumenti come questi può sfruttare le regole base a proprio vantaggio. Un esempio concreto? La regola del prezzo sotto 100: se un BTP viene rimborsato a 100 e viene acquistato sotto questa soglia, il guadagno è scritto. A condizione di non cedere prima del tempo.

A lungo termine, la differenza tra chi reagisce d’impulso e chi segue un piano diventa enorme. Forse non è questione di fortuna, ma di approccio.

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