Niente TFR in tre anni, la paura che la liquidazione cada in prescrizione è legittima? Cosa sapere per evitare di perdere i soldi.
Il Trattamento di Fine Rapporto viene accumulato dal dipendente durante la carriera lavorativa ma pur trattandosi di soldi proprio non è detto che si possano ricevere in fretta. Una questione controversa, come tutelarsi da eventuali eccessivi ritardi?
La pretesa del TFR è legittima e dopo quanto tempo di rischia la prescrizione? Domande più che legittime per il dipendente che attende da tempo la liquidazione dopo essere andato in pensione o aver cambiato azienda. In linea teorica il Trattamento di Fine Rapporto dovrebbe essere corrisposto dal datore di lavoro subito dopo l’interruzione del rapporto di lavoro indipendentemente dal motivo.
Nello specifico il versamento dovrà avvenire entro il termine previsto dalla Contrattazione collettiva e individuale. Superando tale limite il dipendente potrà agire per vie legali ma rispettando una determinata tempistica. Pochi lo sanno ma anche per il TFR esiste la prescrizione. Significa che ritardando la richiesta di pretesa del Trattamento il pagamento non sarà più esigibile e si dovrà dire addio ai soldi spettanti. Parliamo di somme considerevoli, meglio sapere quali sono i paletti entro cui muoversi.
I dipendenti devono sapere che la prescrizione del TFR scatta dopo cinque anni. Essendo un trattamento accumulato su base mensile è legato alla prescrizione breve ma non a quella di tre anni, esclusa da una sentenza della Cassazione per l’origine contrattuale del credito nonché per essere una retribuzione differita senza pagamento su base periodica.
I cinque anni si conteggiano a partire dal momento in cui il credito è maturato ossia dalla cessazione del rapporto di lavoro. Se, però, il diritto di TFR è sancito da un Giudice allora il termine si allunga a dieci anni. Il Trattamento di Fine Rapporto non è l’unico credito da lavoro che si prescrive in cinque anni.
Ci sono anche gli stipendi mensili non versati, la tredicesima e quattordicesima, le gratifiche, i premi di produzione e rendimento, gli straordinari non pagati, le differenze retributive per errori nella busta paga, le differenze di retribuzione per un diverso inquadramento o qualifica e i crediti spettanti per aver svolto mansioni superiori. I cinque anni sono legati, come detto, alla periodicità dell’erogazione dei crediti (mensile o annuale). Il TFR rientra, dunque, tra i crediti di lavoro con questa prescrizione indipendentemente dalla modalità di versamento prevista dal contratto perché accantonato su base mensile.
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