Il piano per regolamentare le stablecoin negli Stati Uniti potrebbe generare migliaia di miliardi di dollari in domanda per i titoli di Stato. A dirlo è David Sacks, consigliere crypto della campagna Trump, secondo cui il disegno di legge GENIUS cambierebbe radicalmente l’equilibrio finanziario globale. Ma dietro questo slancio si nascondono anche interrogativi etici e geopolitici.
Quando si parla di stablecoin, si pensa subito alla stabilità nel mondo cripto. Ma oggi il discorso si fa molto più ampio. In ballo non c’è solo la sicurezza delle transazioni o la protezione degli utenti, bensì una leva economica potenzialmente gigantesca che coinvolge direttamente il debito pubblico statunitense. È quanto sta emergendo con il disegno di legge GENIUS (Guiding and Establishing National Innovation for U.S. Stablecoins Act), che ha già superato un primo, importante ostacolo al Senato americano.

L’obiettivo del provvedimento è dare finalmente chiarezza normativa agli emittenti di stablecoin, imponendo la copertura totale con riserve in contanti o titoli del Tesoro USA. Un cambiamento che non è solo tecnico: secondo David Sacks, crypto czar e consigliere per la campagna presidenziale di Donald Trump, questa riforma potrebbe generare una domanda “quasi istantanea” di trilioni di dollari per i Treasury americani. Le parole chiave che ricorrono sono domanda, regolamentazione, debito e dollaro digitale. E dietro queste parole si cela una trasformazione profonda.
La corsa alla regolamentazione e il ruolo delle stablecoin nell’equilibrio del debito USA
Il mercato attuale delle stablecoin vale oltre 200 miliardi di $, ma è ancora regolato in modo frammentario e spesso incerto. L’approvazione del GENIUS Act, attualmente in discussione al Congresso, punta a creare un quadro normativo federale stabile per tutti gli emittenti. Il disegno di legge prevede che ogni stablecoin sia coperta 1:1 con riserve liquide, in particolare Treasury bond e depositi bancari garantiti.
Secondo quanto riportato da Crypto.news, questa struttura darebbe vita a una nuova infrastruttura di pagamentodigitale basata sul dollaro, promuovendo contemporaneamente la domanda per il debito pubblico e la centralità del dollaro come valuta globale anche nel Web3. L’idea è chiara: in un contesto dominato da nuove tecnologie, rendere le stablecoin strumenti pienamente legittimi e sicuri favorirebbe la liquidità dei mercati statunitensi, assorbendo potenzialmente migliaia di miliardi in obbligazioni.

La proposta ha ricevuto il sostegno di 66 senatori, tra cui 15 democratici, superando la soglia utile a evitare l’ostruzionismo. Una rara convergenza bipartisan su un tema solitamente controverso, che lascia intendere quanto sia sentita l’esigenza di una regolamentazione chiara per il settore.
Le ombre sul disegno di legge e gli interessi privati collegati
Ma non tutto fila liscio. Accanto all’entusiasmo, emergono anche preoccupazioni etiche. Parte del clamore intorno al GENIUS Act nasce dalla connessione con il progetto USD1, una stablecoin sostenuta da Treasury USA e lanciata da World Liberty Financial, società vicina alla famiglia Trump. Il coinvolgimento diretto di Donald Trump Jr. in questa iniziativa ha sollevato dubbi su un possibile conflitto di interessi.
La questione si è complicata ulteriormente dopo che un fondo sovrano di Abu Dhabi ha investito 2 miliardi di $ in USD1 attraverso Binance, rafforzando la narrazione di una cripto-finanza sempre più ibrida, tra pubblico, privato e geopolitica. Questo intreccio tra potere politico, interessi aziendali e finanza decentralizzata alimenta le critiche di chi teme un uso opportunistico della regolamentazione per avvantaggiare progetti vicini a figure influenti.
Ciononostante, la linea dell’amministrazione Trump resta chiara: integrare le stablecoin nel sistema finanziario americano come leva strategica per difendere il ruolo del dollaro digitale e incentivare l’adozione di infrastrutture blockchain compliant. Se questo disegno dovesse passare nella sua forma attuale, l’impatto macroeconomico potrebbe essere imponente, e ridefinire per anni l’interazione tra cripto e finanza pubblica.