Warren Buffett lascia la guida di Berkshire Hathaway dopo oltre 60 anni: una svolta epocale nella finanza globale. Il suo stile, basato sulla pazienza e sull’analisi razionale, ha ispirato generazioni di investitori. Eppure, nemmeno il “Saggio di Omaha” è stato infallibile. Tra i suoi pochi errori, spicca il persistente scetticismo verso le criptovalute, oggi osservato con nuovi occhi. È il momento di chiedersi se quella diffidenza sia stata davvero lungimirante.
Quando una figura come Warren Buffett si ritira, non è solo una notizia economica: è un evento culturale. Per decenni, la sua filosofia d’investimento ha dominato Wall Street, insegnando l’importanza della semplicità, della pazienza e della comprensione profonda di ciò in cui si investe. Ma con il suo addio, si apre anche uno spazio per riflettere su ciò che ha evitato, sulle occasioni che ha giudicato troppo rischiose e su quelle che, col senno di poi, potevano forse essere colte.

Tra queste, le criptovalute sono l’esempio più emblematico. Buffett ha sempre definito il Bitcoin un “miraggio” e persino “veleno per topi al quadrato”. Una posizione netta, coerente con il suo stile prudente, ma oggi soggetta a nuove interpretazioni. Il suo storico rifiuto degli asset digitali potrebbe essere letto come una delle sue rare miopie? Con l’avvicendamento alla guida di Berkshire Hathaway, queste domande acquistano un nuovo peso.
Il caso Bitcoin: un errore strategico?
In più occasioni, Warren Buffett ha espresso profonda diffidenza verso le criptovalute, ritenendole prive di valore intrinseco e alimentate solo dalla speculazione. In un’intervista del maggio 2025 rilasciata a CNBC, ha ribadito che “nessuna criptovaluta, nemmeno il Bitcoin, produce qualcosa. Non è un investimento, è una scommessa”. Tuttavia, il tempo ha messo in discussione questa visione.
Mentre Buffett evitava le valute digitali, molti grandi nomi della finanza tradizionale – da BlackRock a Fidelity – hanno avviato fondi e strumenti legati al Bitcoin. Inoltre, alcune partecipazioni di Berkshire Hathaway sembrano contraddire parzialmente il suo pensiero. È il caso di Nu Holdings, fintech brasiliana che consente operazioni in Bitcoin: una quota da oltre 1 miliardo di $ ancora in portafoglio.

Secondo CoinDesk, questo investimento dimostra che, pur con la sua contrarietà ideologica, la struttura di Berkshire ha comunque riconosciuto l’ascesa del settore. Oggi Bitcoin è stabilmente sopra i 60.000 $, e il mercato delle criptovaluteha superato i 2.500 miliardi di $ in capitalizzazione: numeri che sollevano dubbi sul fatto che Buffett abbia sottovalutato un cambiamento epocale.
Greg Abel: il successore aprirà davvero al digitale?
Ora che Greg Abel ha assunto la carica di CEO, il mondo finanziario si interroga: Berkshire Hathaway cambierà rotta? Gli analisti di Bloomberg prevedono una linea di continuità, ma con una maggiore apertura alla tecnologia. Abel ha una mentalità più “industriale” e meno ideologica, e pur non essendo un sostenitore dichiarato delle valute digitali, potrebbe adottare una posizione più pragmatica rispetto al suo predecessore.
Lo scenario attuale lo richiede. La diffusione dei pagamenti digitali, la crescente integrazione della blockchain in ambito finanziario e l’interesse delle banche centrali per le CBDC (Central Bank Digital Currency) sono segnali forti. Persino istituzioni conservative come J.P. Morgan hanno lanciato prodotti legati alle criptovalute, e secondo Crypto.news, la pressione competitiva potrebbe costringere anche Berkshire Hathaway a rivedere alcune posizioni.
È chiaro che il nome Buffett continuerà a pesare sulle scelte del gruppo, ma con un nuovo timoniere alla guida, anche le certezze più radicate potrebbero evolversi. Forse, proprio partendo da quel “veleno per topi” che oggi molti considerano oro digitale.