Bitcoin nelle mani di pochi? L’82% sarebbe controllato da soli 3 gruppi con un impatto potenzialmente devastante sul mercato

Oltre l’80% del Bitcoin è detenuto da wallet con almeno 10 BTC: un dato che fa riflettere sulla vera natura della decentralizzazione. Le analisi recenti mostrano che un numero ristretto di indirizzi controlla la maggior parte dell’offerta in circolazione, sollevando dubbi sull’equilibrio di potere nel mondo crypto, dove pochi potrebbero influenzare molti. Ma quanto deve preoccuparci davvero questa concentrazione e cosa potrebbe implicare per il futuro del mercato?

Negli ultimi anni, Bitcoin è stato spesso celebrato come la punta di diamante della finanza decentralizzata. Una rete priva di autorità centrali, dove chiunque può partecipare e il potere è distribuito tra milioni di utenti in tutto il mondo. Ma i numeri raccontano una storia meno rassicurante. Secondo un’analisi pubblicata da Santiment a maggio 2025, oltre l’82% dell’offerta totale di BTC è concentrata in wallet che detengono almeno 10 BTC, cioè circa 600.000 $ ai prezzi attuali.

bitcoin
Bitcoin nelle mani di pochi? L’82% sarebbe controllato da soli 3 gruppi con un impatto potenzialmente devastante sul mercato – crypto.it

Si tratta di un dato che solleva più di un interrogativo. La soglia dei 10 BTC può sembrare accessibile solo ai grandi investitori, ma il vero punto critico riguarda i cosiddetti “whale wallet”, ovvero gli indirizzi con più di 100 BTC, che da soli detengono oltre il 60% del totale. In pratica, una fetta enorme dell’intera offerta è in mano a un numero relativamente ristretto di soggetti. E questo, in un mercato volatile come quello delle criptovalute, può fare una differenza enorme.

Il rischio della centralizzazione invisibile

Secondo Crypto.news, l’attuale distribuzione suggerisce che il mercato del Bitcoin sia molto più concentrato di quanto si creda, con implicazioni concrete sia sul piano economico che su quello psicologico. In un sistema ideale, nessun attore dovrebbe avere un peso sufficiente da condizionare l’intero ecosistema. Eppure, se pochi wallet possono muovere centinaia di milioni di dollari in BTC con un solo clic, il rischio di manipolazione dei prezzi diventa reale.

A confermare questa tendenza è anche Cointelegraph, che osserva come i retail investor abbiano progressivamente ridotto la loro esposizione, mentre i grandi portafogli continuano ad accumulare. Una dinamica che spinge verso un controllo sempre più centralizzato, proprio nel cuore di quello che doveva essere un sistema distribuito.

bitcoin dittatura
Il rischio della centralizzazione invisibile – crypto.it

L’impatto? Molteplice. Le oscillazioni di prezzo possono diventare più accentuate se uno o pochi attori decidono di vendere o acquistare in massa. Inoltre, la percezione stessa del Bitcoin come asset “democratico” ne esce indebolita, alimentando la diffidenza di nuovi utenti e investitori istituzionali.

Cosa potrebbe cambiare (o peggiorare) nel prossimo ciclo

Questo tipo di concentrazione, secondo gli esperti di Santiment, potrebbe accentuarsi ancora, soprattutto in una fase di rialzo dei mercati. Le balene digitali tendono ad accumulare nei momenti di incertezza, per poi approfittare dei picchi di euforia per realizzare profitti. Un comportamento che, se replicato su larga scala, rischia di distorcere l’andamento naturale del mercato.

Inoltre, l’adozione di Bitcoin come riserva strategica da parte di Stati – come accade in Ucraina o, in modo indiretto, negli Stati Uniti con asset confiscati – potrebbe ulteriormente ridurre la quantità di BTC realmente liquida sul mercato. Questo renderebbe il prezzo ancora più suscettibile a movimenti improvvisi, accentuando il vantaggio di chi detiene grandi volumi.

L’equilibrio tra decentralizzazione teorica e centralizzazione effettiva si fa quindi sempre più sottile. E forse, per chi investe o costruisce nel mondo crypto, è il momento di guardare più in profondità oltre l’ideologia. I dati parlano chiaro: il Bitcoin è libero, sì, ma in pochi ne controllano la maggior parte.

Gestione cookie