Ethereum entra in una nuova fase e Vitalik Buterin propone una svolta epocale: semplificare la blockchain per renderla più sicura, accessibile ed efficiente. Un cambiamento radicale che mira a ridurre la complessità del protocollo e a rilanciare l’intero ecosistema.
Ethereum non è solo la seconda criptovaluta per capitalizzazione, ma un’intera piattaforma su cui si costruisce gran parte della finanza decentralizzata, degli NFT e delle applicazioni Web3. È un ecosistema dinamico e in continua evoluzione, supportato da una delle community di sviluppatori più attive al mondo. Negli ultimi mesi, però, si sono moltiplicate le critiche, anche interne, per la sua crescente complessità architetturale, che rende difficile integrare nuovi sviluppatori, aumentare l’efficienza, migliorare la scalabilità o garantire la sicurezza del protocollo. Alcuni esperti, come quelli citati da CoinDesk, parlano di una rete diventata troppo sofisticata, dove ogni nuovo aggiornamento rischia di aggiungere ulteriore fragilità al sistema.

È proprio in questo contesto che Vitalik Buterin, co-fondatore della rete, ha lanciato una proposta destinata a far discutere: un piano che potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per Ethereum, definita come la “ricostruzione” (o rebuild era), in cui la semplificazione del protocollo diventa non solo una priorità tecnica, ma anche culturale. Ma cosa significa, concretamente, ripensare Ethereum dalle fondamenta?
Verso una Ethereum più snella e ispirata a Bitcoin
Nel documento pubblicato sul suo blog personale e successivamente rilanciato da Cointelegraph, Buterin ha sottolineato che la struttura attuale di Ethereum è troppo articolata, e che questo compromette sia la scalabilità che la sicurezza del protocollo. Per risolvere il problema, propone una semplificazione del livello di consenso, introducendo un modello a “3 slot” che eliminerebbe concetti come gli epoch e le sync committee, semplificando il meccanismo di validazione.

Ma il cuore della proposta riguarda la sostituzione dell’attuale Ethereum Virtual Machine (EVM) con un’architettura basata su RISC-V, uno standard open-source ampiamente usato anche in ambito hardware. Secondo CoinDesk, questo passaggio potrebbe migliorare le performance delle ZK-proofs fino a 100 volte, rendendo l’intero ecosistema più efficiente senza comprometterne la flessibilità. Un cambiamento che punta a snellire il livello di esecuzione, rendendolo più leggibile, stabile e facile da mantenere.
Standardizzazione e apertura ai nuovi sviluppatori
Altro pilastro del piano di Buterin è la standardizzazione delle interfacce e delle strutture dati. Oggi Ethereumutilizza una varietà di metodi per la serializzazione, la gestione dei dati e la verifica degli stati. L’idea è di adottare un formato unico, come lo SSZ (Simple Serialize), e unificare le strutture ad albero per rendere più coerente lo sviluppo di strumenti e applicazioni. Secondo WalletInvestor, questa coerenza tecnica potrebbe semplificare drasticamente la vita a chi vuole contribuire allo sviluppo di Ethereum, favorendo l’ingresso di nuovi sviluppatori nel protocollo.
Non si tratta solo di ottimizzazione tecnica, ma di un vero e proprio cambio culturale. Come afferma lo stesso Buterin, “la semplicità non è una debolezza, ma un pilastro della resilienza di lungo periodo”. Un messaggio chiaro a una community abituata a innovare in fretta, ma che oggi potrebbe aver bisogno di fermarsi, consolidare e ripartire da basi più solide.
Il futuro di Ethereum, dunque, potrebbe dipendere non solo da nuove funzionalità o aggiornamenti di protocollo, ma dalla capacità di ridurre la complessità per aumentare la sicurezza, la scalabilità e l’inclusione. Un passaggio audace, ma forse necessario, per continuare a essere il cuore pulsante dell’universo decentralizzato.