In pochi lo sanno, ma una sentenza della Cassazione ha cambiato davvero le regole sui permessi retribuiti della Legge 104. Non tutti ne sono a conoscenza, eppure si tratta di una svolta che può fare la differenza nella vita di chi ogni giorno si prende cura di un familiare con disabilità. Basta una semplice domanda per far valere i propri diritti. Non serve attendere nulla. Una novità che non può restare in silenzio, perché riguarda direttamente migliaia di lavoratori in tutta Italia.
È sorprendente pensare che, ancora oggi, molti lavoratori non siano stati informati di questa importante decisione. Il riferimento è alla sentenza n. 30628 del 2024, con cui la Corte di Cassazione ha chiarito in modo definitivo un punto che era fonte di dubbi e incertezze: i permessi della Legge 104 si attivano immediatamente, già dal momento in cui si presenta la domanda all’INPS, senza attendere alcun via libera.

Facciamo un esempio. Luca, impiegato di una ditta metalmeccanica, assiste la madre invalida. Il 15 aprile presenta la domanda per i permessi 104 e informa il suo datore che il 18 aprile si assenterà per accompagnarla a una visita specialistica. Bene, secondo questa sentenza, Luca è pienamente nel suo diritto: non deve aspettare una risposta ufficiale dell’INPS. E se il datore prova a bloccarlo? Sta agendo contro la legge.
I permessi Legge 104 sono attivi da subito: ecco cosa dice la Cassazione
Molti si chiedono se sia davvero possibile assentarsi dal lavoro senza una conferma scritta da parte dell’INPS. La risposta è sì. Secondo la sentenza della Cassazione n. 30628/2024, il diritto ai permessi nasce nel momento stesso in cui viene presentata la domanda. Nessun bisogno di aspettare approvazioni formali. Questo principio rafforza la posizione del lavoratore e mette dei limiti chiari alle eventuali interferenze dell’ente previdenziale o del datore.

Attenzione, però: questo non significa che tutto sia automatico senza regole. I requisiti previsti dalla Legge 104 devono comunque esserci: ad esempio, la persona assistita deve avere una disabilità grave certificata e il lavoratore deve avere un rapporto di parentela diretto (come genitore, figlio, coniuge o convivente). L’INPS può eseguire verifiche, ma solo dopo la fruizione dei permessi, non per bloccarli in anticipo.
Altro esempio pratico: Sandra lavora in uno studio legale e deve assistere il fratello disabile. Il 3 maggio presenta la richiesta sul sito INPS e il 6 si prende un giorno di permesso. Tutto lecito. Se il datore le dicesse che deve prima attendere un’autorizzazione scritta, starebbe violando la norma. È bene ribadirlo perché molti lavoratori non conoscono questo diritto e, per paura, rinunciano a usarlo.
Nessuna scadenza e più flessibilità: il diritto resta finché servono i permessi
Un altro punto spesso frainteso è la durata. Molti pensano che i permessi della Legge 104 abbiano una scadenza, come se dovessero essere rinnovati ogni anno. In realtà non è così. La Cassazione ha chiarito che non esiste una data limite prestabilita. I permessi restano validi fino a quando sussistono le condizioni che ne giustificano l’uso. Solo se cambia la situazione, ad esempio, se la persona assistita migliora o viene a mancare, allora il diritto decade.
Non solo: i tre giorni di permesso al mese possono essere suddivisi in ore, a seconda del contratto collettivo nazionale di lavoro applicato. Questa opzione è particolarmente utile quando non serve una giornata intera. Se, ad esempio, Antonio, infermiere in un ospedale pubblico, ha bisogno di due ore per accompagnare la moglie a una terapia, può usare solo quelle due ore e conservare il resto per un’altra occasione. Il CCNL Sanità lo consente.
In un mondo del lavoro dove spesso i diritti vengono messi in secondo piano, è fondamentale sapere come tutelarsi e conoscere gli strumenti già disponibili. Questa sentenza non è una semplice nota tecnica: è una tutela concreta per migliaia di persone che ogni giorno mettono al primo posto la cura dei propri cari. Conoscerla può fare la differenza tra rinunciare e agire.