Tuo figlio ha una disabilità: riceverà davvero una parte più grande dell’eredità? Oppure la legge dice altro? C’è un dettaglio che molti ignorano e che può fare la differenza quando si tratta di spartire il patrimonio di famiglia.
Ti sei mai chiesto cosa succede davvero in questi casi? Non tutto è così automatico come si crede: certe regole sorprendono più di quanto immagini. La legge italiana ha delle sfumature interessanti che non tutti conoscono, soprattutto quando si parla di successione con erede invalido. E non è detto che una condizione di disabilità garantisca automaticamente un trattamento più favorevole.

Cosa accade quando una persona cara viene a mancare e lascia dietro di sé beni, affetti e legami da sistemare? In quel momento, oltre al dolore, si aprono questioni legali che spesso creano tensioni e dubbi. Uno dei più comuni riguarda proprio la presenza di un figlio disabile tra gli eredi: qualcuno pensa che, per legge, gli spetti una quota maggiore. Ma sarà davvero così? Le regole che disciplinano l’eredità non si lasciano influenzare da opinioni personali o emozioni, e a volte la realtà giuridica può risultare sorprendente, se non addirittura spiazzante.
La legge non fa distinzioni: ai figli disabili spetta la stessa quota
Nel momento in cui si apre una successione, la prima cosa da capire è se esiste o meno un testamento. In sua assenza, si applica la cosiddetta successione legittima, cioè quella prevista dal codice civile. In questa situazione, il patrimonio viene diviso tra gli eredi secondo un ordine preciso: coniuge, figli, genitori, fratelli e così via. Ma la parte che spetta ai figli è identica per ciascuno, anche se uno di loro è disabile.

In altre parole, non è prevista una quota maggiore per chi ha una invalidità o un handicap riconosciuto. Se ci sono due figli, l’eredità verrà divisa in due parti uguali, senza alcuna distinzione sulla base della condizione di salute o autonomia personale. La legge considera tutti i figli sullo stesso piano, almeno per quanto riguarda la ripartizione ereditaria.
È solo attraverso un testamento che si può tentare di modificare questa equità: un genitore, ad esempio, può destinare una parte maggiore della quota disponibile al figlio disabile, pur rispettando le quote minime che spettano di diritto agli altri eredi legittimari.
Le agevolazioni fiscali e i limiti legali per gli eredi invalidi
Se è vero che l’eredità ai figli disabili non è automaticamente superiore, è altrettanto vero che esistono alcune agevolazioni fiscali pensate per chi ha un handicap grave. Una su tutte riguarda l’imposta di successione: per i figli (e parenti in linea retta), la franchigia è di un milione di euro. Ma se l’erede ha una disabilità riconosciuta dalla Legge 104, questa soglia sale a 1,5 milioni. Solo oltre questo importo si inizierà a pagare il 4% di imposta.
Un altro aspetto da considerare è la capacità di accettare l’eredità. Un erede interdetto, per esempio, può accettare solo tramite il proprio tutore, e solo con l’autorizzazione del giudice. L’accettazione dovrà avvenire con beneficio d’inventario. Ma se la persona disabile ha solo un amministratore di sostegno e mantiene capacità parziale, potrà anche accettare tacitamente l’eredità.
Questo dimostra che, pur non garantendo una quota maggiore, il sistema italiano prevede comunque tutele mirate. Sono strumenti legali e fiscali che permettono di gestire la successione con maggiore attenzione ai bisogni di chi si trova in condizioni fragili.