Hai mai pensato di rinunciare a qualcosa di tuo per il bene degli altri? Succede, più spesso di quanto si creda, quando si parla di eredità familiari. Dopo la morte di un genitore, non è raro che uno dei figli pensi di farsi da parte per lasciare una quota più grande agli altri fratelli.
Ma questa scelta, seppur fatta con il cuore, può avere risvolti inattesi. Perché, per quanto nobili siano le intenzioni, la legge italiana ha regole ben precise. E talvolta l’effetto della rinuncia non va dove pensavi.

C’è un momento in cui le carte si mettono sul tavolo: quello in cui si decide se accettare o no l’eredità del padre. Di solito si pensa a beni, case, conti. Ma dietro ci sono spesso anche debiti, responsabilità, e una valanga di emozioni. Alcuni scelgono di accettare tutto, altri preferiscono rinunciare. C’è anche chi, più che per convenienza, lo fa per lasciare spazio agli altri fratelli. Un gesto che suona come un regalo, un modo per dire “tenete tutto voi, io mi tiro indietro”. Ma è davvero così semplice?
Rinunciare all’eredità per favorire i fratelli: è davvero possibile?
Quando si parla di rinuncia all’eredità del padre per favorire i fratelli, si entra in un terreno pieno di regole che non sempre rispettano la volontà di chi rinuncia. In pratica, chi rifiuta l’eredità viene considerato dalla legge come se non fosse mai stato chiamato. Ma la sua parte non si cancella: finisce ad altri, secondo precise gerarchie.
Se la persona che rinuncia ha dei figli, saranno loro a subentrare al suo posto. È il cosiddetto meccanismo della rappresentazione. Quindi, invece che andare ai fratelli, la quota passa ai discendenti del rinunciante. E se i figli sono due o più, se la dividono tra loro. Questo avviene automaticamente, anche se l’intento iniziale era un altro.
La situazione cambia solo se chi rinuncia non ha figli né altri discendenti. In quel caso entra in gioco l’accrescimento: la parte rifiutata viene ridistribuita tra gli altri eredi dello stesso livello. E qui sì, i fratelli possono ricevere qualcosa in più. Ma attenzione: se è ancora in vita anche l’altro genitore, pure lui avrà diritto a una fetta. Insomma, tutto dipende dalla composizione della famiglia.
Un dettaglio importante, che spesso sfugge, è che la rinuncia non si può fare “a voce” o con una semplice lettera. Va formalizzata davanti a un notaio o in tribunale. E se nessun altro ha ancora accettato e sono passati meno di dieci anni, è possibile anche cambiare idea e revocarla.
Alla fine, l’idea di rinunciare all’eredità per fare un gesto verso i fratelli può sembrare romantica, ma ha effetti che spesso sfuggono al controllo. Se davvero si vuole favorire qualcuno, è meglio parlare prima con un esperto, così da capire se esistono strade più adatte e sicure.