Chi ha accumulato contributi al 31 dicembre 1995 appartiene al regime retributivo e avrà una pensione più alta. Questa è la verità?
Nel regime retributivo per accedere alla pensione di vecchiaia bisogna compiere 67 anni di età e aver accumulato minimo 20 anni di contributi sia se si è lavoratori dipendenti che autonomi.

Il criterio di calcolo della pensione dipende dall’anzianità contributiva maturata dal lavoratore al 31 dicembre 1995. Tre sono i sistemi attualmente attivi, quello retributivo, contributivo e misto. Si dice che il regime retributivo sia quello migliore consentendo a parità di età, stipendio e numero di contributi di ottenere un assegno di importo maggiore.
Questo regime si applica alle anzianità contributiva maturate fino al 31 dicembre 2011 dai lavoratori con minimo 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Come si legge sul sito dell’INPS tale sistema rapporta la pensione alla media delle retribuzioni o redditi degli autonomi degli ultimi anni lavorativi ossia quegli anni in cui solitamente si guadagna di più.
Gli elementi chiave sono l’anzianità contributiva (massimo 40 anni di contribuzione) al momento del pensionamento, la retribuzione pensionabile rivalutata sulla base degli indici ISTAT e l’aliquota di rendimento pari al 2% annuo della retribuzione rimanendo entro certi limiti per poi decrescere. Significa che non superando il limite con 35 anni di contributi la pensione sarà pari al 70% della retribuzione mentre con 40 anni all’80%.
Pensione con sistema retributivo: i dettagli dell’INPS
L’INPS spiega come l’importo della pensione con il sistema retributivo si compone di due quote. La quota A è determinata in base all’anzianità contributiva al 31 dicembre 1992 e alla media degli stipendi/redditi dei 5 anni precedenti il pensionamento (10 per gli autonomi) mentre la Quota B considera i contributi dal 1° gennaio 1993 e la media delle retribuzioni degli ultimi dieci anni (15 per gli autonomi).

La retribuzione, dunque, è l’elemento che incide maggiormente insieme al numero dei contributi. Questo è il dettaglio che fa la differenza rispetto al sistema contributivo il quale si basa sull’ammontare dei contributi effettivamente maturati e che determina a parità di condizioni un assegno superiore nel regime retributivo rispetto al contributivo.
Chi ha pochi contributi e va in pensione anticipata con il sistema contributivo potrebbe avere una pensione pari alla metà dello stipendio. Sono pochi e diminuiranno sempre più i lavoratori che potranno sfruttare il regime retributivo per andare in pensione. A breve nessuno potrà più soddisfare le condizioni e sparirà poi anche il sistema misto (dedicato a chi ha maturato meno di 18 anni di contributi prima del 1996).
La riforma Dini che ha dato il via al cambiamento di calcolo si è resa necessaria perché il sistema previdenziale italiano non riusciva a pagare pensioni non proporzionali al valore dei contributi maturati. Il sistema contributivo è più vantaggioso per lo Stato ma non per i lavoratori. In quest’altro articolo sono indicate le differenze tra i tre sistemi di calcolo e le penalizzazioni.