Lo Zimbabwe rilancia le monete d’oro per rafforzare la propria valuta nazionale, dopo il fallimento dei token digitali garantiti da oro. Una nuova scommessa contro l’inflazione che mette da parte la tecnologia per puntare su un bene tangibile. Ma sarà sufficiente?
In un contesto dove ogni intervento economico sembra destinato a fallire, il governo dello Zimbabwe tenta ancora una volta di riscrivere il futuro della propria moneta. Negli ultimi anni, il paese ha cercato soluzioni moderne e innovative, ma ha spesso dovuto fare i conti con una realtà più dura del previsto. Dopo l’introduzione di valute digitali sostenute da riserve auree, il ritorno alle monete fisiche potrebbe apparire come un passo indietro. Eppure, proprio questa scelta ha riacceso il dibattito tra cittadini ed esperti: è l’oro fisico la risposta più solida alla crisi di fiducia nella banca centrale?

Questa inversione di rotta, che sembra quasi nostalgica in un’epoca dominata dalla tecnologia, solleva interrogativi profondi sulla natura stessa della fiducia in un sistema monetario. La popolazione, abituata a svalutazioni, cambi forzati di valuta e cicli di inflazione incontrollata, guarda con scetticismo ogni nuova iniziativa. Ma l’oro, per la sua storica stabilità e il suo valore percepito, potrebbe rappresentare un punto di partenza concreto per tentare di ricostruire un rapporto logorato tra istituzioni e cittadini. La sfida ora è capire se questo ritorno alla materia tangibile saprà davvero generare un cambiamento duraturo o se si rivelerà solo un’altra misura temporanea in una lunga serie di tentativi falliti.
Zimbabwe tra oro fisico e fiducia perduta
Lo Zimbabwe ha ufficialmente rimesso in circolazione le monete d’oro Mosi-oa-Tunya, sospese da circa dieci mesi. Il progetto, lanciato nel 2022, era stato accantonato per far spazio ai token digitali coperti da oro, ma questi ultimi non hanno dato i risultati sperati. Secondo Africa Confidential, il ZiG, la nuova valuta digitale introdotta per contrastare l’uso diffuso del dollaro statunitense, ha perso quasi il 50% del suo valore dalla sua emissione.
L’inflazione, secondo i dati riportati da Reuters il 25 aprile 2025, ha raggiunto l’85,7% su base annua, spingendo sempre più cittadini ad abbandonare la moneta locale in favore di valute estere. Di fronte a questa emergenza, la Reserve Bank of Zimbabwe ha scelto di tornare a puntare sull’oro fisico per cercare di restituire stabilità al sistema.

Le nuove monete d’oro, acquistabili al valore di mercato dell’oro più un piccolo margine, sono pensate per essere accessibili anche ai piccoli risparmiatori. Come riporta Crypto.news, l’obiettivo è offrire un bene rifugio che permetta ai cittadini di proteggersi dalla svalutazione, incentivando anche l’accumulo di risparmi in una forma percepita come più sicura.
Opportunità concrete o misura temporanea?
Secondo Bloomberg, il piano potrebbe rafforzare le riserve auree del paese e ridurre la pressione sul mercato nero del dollaro, ma non mancano i dubbi. La distribuzione delle monete d’oro richiede una logistica complessa, e la mancanza di fiducia nelle istituzioni resta un ostacolo forte. Senza riforme strutturali, questa strategia rischia di restare solo una misura tampone.
Molti cittadini continuano a preferire il dollaro statunitense per le spese quotidiane, ritenendolo più stabile della valuta nazionale. Inoltre, come sottolinea ancora Africa Confidential, senza trasparenza e coerenza nelle politiche economiche, anche l’oro potrebbe perdere il suo potere simbolico.
Così, mentre lo Zimbabwe punta sull’oro per riscrivere il proprio destino, il mondo osserva con attenzione: sarà una vera svolta o solo l’ennesimo tentativo destinato a svanire?