Stablecoin e petrolio: due leve economiche che potrebbero ridisegnare il potere globale. Donald Trump, con la sua visione fuori dagli schemi, sembra intenzionato a farne strumenti centrali della sua strategia macroeconomica.Un’accoppiata insolita che, secondo alcuni analisti, potrebbe avere effetti dirompenti sull’equilibrio internazionale.
Immagina un mondo dove il valore di una moneta non è più legato solo a un’economia nazionale, ma anche a strategie digitali basate su algoritmi e blockchain. Un mondo in cui le risorse naturali vengono dosate non solo in base alla domanda di mercato, ma calibrate in funzione di decisioni politiche pensate per colpire l’avversario nel momento più critico. C’è qualcosa di quasi cinematografico in tutto questo, eppure è ciò che sta emergendo tra le pieghe della realtà economica.

Se negli anni passati si parlava di guerre commerciali e tassi d’interesse, oggi ci troviamo davanti a una nuova configurazione: da un lato le valute digitali stabili, dall’altro il petrolio come leva geopolitica. E non si tratta solo di scenari ipotetici: secondo il CEO di DeVere Group, Nigel Green, queste sarebbero le vere “armi macroeconomiche” che Trump potrebbe utilizzare in un possibile ritorno alla Casa Bianca.
Stablecoin e influenza finanziaria
Le stablecoin sono criptovalute ancorate a un asset stabile, come il dollaro, per ridurre la volatilità. Nella loro semplicità, nascondono un potenziale enorme: possono essere usate per aggirare sanzioni, velocizzare pagamenti internazionali e creare circuiti alternativi ai sistemi bancari tradizionali. Se un leader volesse ridurre la dipendenza dal dollaro o promuovere un’egemonia finanziaria alternativa, queste monete digitali potrebbero diventare un’arma concreta e non più solo teorica.

Trump, ad esempio, potrebbe sostenere una stablecoin legata al dollaro ma svincolata dalla Fed, rafforzando l’influenza economica USA in modo non convenzionale. Una mossa simile avrebbe forti implicazioni per i mercati emergenti e per i rapporti con Cina e Russia. Secondo alcuni esperti, ciò potrebbe addirittura spingere altri stati a creare le proprie valute digitali per non restare indietro. Tutto ciò alimenta il dibattito sulla necessità di una regolamentazione chiara, e sull’importanza della fiducia in un sistema finanziario sempre più digitalizzato.
Il petrolio come strumento di pressione
Il petrolio non è solo una materia prima: è una risorsa strategica che influenza direttamente l’economia mondiale. Variando produzione e distribuzione, i paesi esportatori possono alterare equilibri geopolitici. Trump, già promotore della “energy dominance”, potrebbe usarlo per influenzare inflazione e negoziazioni internazionali.
Durante la sua presidenza, gli USA hanno ampliato la produzione interna e utilizzato le riserve strategiche come leva politica. Se tornasse al potere, potrebbe spingere per ulteriori liberalizzazioni, abbassando i prezzi fino a mettere in crisi alcune economie rivali. Con il barile sotto i 70 €, certi produttori emergenti sarebbero in seria difficoltà. L’uso del petrolio, in questo senso, diventa pressione macroeconomica: una forza in grado di generare dipendenza energetica e influenzare le scelte geopolitiche globali.
Un mix tra stablecoin e petrolio come strumenti strategici apre scenari nuovi, dove la tecnologia digitale e le risorse fisiche si intrecciano in un equilibrio ancora tutto da decifrare. In un contesto simile, ogni decisione economica diventa anche una mossa politica. E forse, proprio lì, si giocheranno le partite più delicate del prossimo futuro.