Sta arrivando l’Apocalisse DeFi e non ho niente da mettermi

DeFi, un termine che oggi sentiamo sempre più spesso e che sta sempre più assumendo un ruolo centrale nel mondo di Bitcoin e delle criptovalute.

Ma quanto sappiamo di questo nuovo sistema finanziario, in cosa è diverso dalle banche e dai fondi di investimento tradizionali, cosa cambia a livello di rischi e rendimenti e, sopratutto, quali analisi e osservazioni dobbiamo fare prima di affidare i nostri soldi a qualche piattaforma?

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Se per certi versi investire in DeFi possa sembrare qualcosa di una semplicità disarmante e che in certi periodi i soldi piovano da cielo, non è così semplice come può sembrare a un’osservazione superficiale o poco attenta.

Ciò che è accaduto qualche settimana fa con il collasso dell’ecosistema Terra Luna e della sua stablecoin algoritmica UST, pare aver aperti gli occhi ai molti che vedevano in questi sistemi qualcosa di diverso da ciò che realmente, almeno ad oggi, possono offrire.

DeFi, CeFi e sistema bancario: alcune dovute riflessioni

Investire in piattaforme DeFi o CeFi non dovrebbe mai essere qualcosa che si fa alla leggera. Se è vero che i rendimenti offerti sono decisamente più allettanti dello 0,1% lordo offerto dalla tua banca di fiducia, non è solo questione di minor efficienza o avidità degli istituti.

Gli investimenti nel mondo cripto andrebbero valutati in modo un po’ diverso da quello che si vede abitualmente. Nello specifico, investire in stablecoin o in DeFi non significa banalmente: “Il sistema bancario è avido, corrotte e poco efficiente. La DeFi è migliore, libera e più efficiente, quindi può offrire rendimenti più alti”.

Proprio no. O meglio, non è così semplice. Il sistema bancario è per certi versi e in tante occasioni marcio e dovremmo starne alla larga? In parte sì. Ma cercare di allontanarsi da un sistema che non ci piace o non riusciamo a sopportare più, non significa gettarsi a capofitto e senza prudenza in un’alternativa solo perché a prima vista sembra funzionare meglio.

La DeFi e la CeFi offerta dal mondo cripto, può realmente essere una grande rivoluzione. Molti sono profondamente convinti che stiamo oggi testando un assaggio di ciò che sarà una nuova normalità in futuro. Ma tutto ciò che stiamo testando oggi, è ancora per la maggiore appunto un test. E come tale va preso.

Prendere la DeFi per ciò che è

Un buon inizio per un approccio sano e sicuro alla DeFi, è capirne la sua natura. La DeFi nasce in primis come sistema finanziario alternativo a quello offerto e controllato dal sistema bancario e dagli stati nazionali. Ma non solo.

Il primo aspetto da considerare riguarda quindi il fatto che tutto ciò che accade in DeFi non è sotto il cappello delle istituzioni. È una qualche forma di terra di nessuno ove nessuno può proteggere i tuoi fondi o rimborsarti in qualche modo. Tutto ciò che decidi di fare sui protocolli ricade quindi sotto la tua unica e sola responsabilità.

Quando apriamo un conto deposito o investiamo con la nostra banca di fiducia o un broker autorizzato, i rendimenti saranno certamente inferiori dovendo ripagare il lavoro di questi. Ma non sono totalmente soldi buttati.

La fee che paghiamo alle banche e agli stati nazionali

Le banche e gli stati che trattengono una parte, spesso sostanziale, dei nostri rendimenti dagli investimenti finanziari che facciamo con loro, vengono giustificati dai controlli e dalle grande tutele che offrono (o dovrebbero offrire..) ai piccoli investitori.

Investitori che pagano appunto un servizio di consulenza per non dover fare in autonomia ricerche e analisi, spesso dispendiose e complesse, che decidono di lasciar fare a dei professionisti del settore. Volente o nolente, per la maggior parte delle persone è ancora la scelta più saggia.

D’altronde, non è per tutti saper fare “stock picking” con successo quando decidiamo di investire nell’azionario. Spesso è molto più comodo affidarsi a indici e fondi che fanno queste scelte al nostro posto, contando su team professionali che si occupano di queste scelte. Allo stesso modo non è semplice studiare in autonomia i vari protocolli DeFi e valutare la varie metriche che possono suggerirci trattarsi di un buon investimento o meno.

In sostanza quindi, quando ci approcciamo alla DeFi, vediamo sicuramente ritorni di gran lunga maggiori. Ma questi ritorni altro non sono, in parte, che il risparmio dovuto all’aver tagliato ogni intermediario e meccanismo di tutela. Oltre naturalmente un sistema per molti versi più efficiente ed “equo”. Se così vogliamo dire.

Non si sta dicendo quindi che non sia una buona occasione di investimento e scoperta. Tutt’altro. Ciò che si sta suggerendo è semplicemente una presa di coscienza su questi aspetti. Ciascuno ha una propria personale tolleranza e propensione al rischio. Non esiste giusto o sbagliato quando si parla di investimenti finanziari. Esiste solo qualcosa di adatto o di non adatto per se stessi, e di azioni consapevoli o non consapevoli portate avanti.

defi

DeFi: un mondo ancora in fase embrionale

Un altro aspetto di cui tenere certamente conto, è l’età dei sistemi di cui stiamo parlando. E in periodi di mercati fortemente ribassisti come quello attuale, è ancora più importante tenerne conto. Tutto ciò che oggi vediamo gestire e movimentare miliardi di dollari come la cosa più naturale di questo mondo, non più in là di qualche anno fa non esisteva.

Abbiamo assistito negli anni al collasso di gruppi bancari e fondi di investimento con decine di anni di storia. Banche in attività da secoli addirittura hanno toccato momenti di difficoltà estrema. E in queste realtà operavano e lavorano tra le migliori menti che hanno dedicato la vita al mondo finanziario. Nonostante ciò, qualche implosione assolutamente inaspettata e insospettabile c’è stata. Con i disastri che ne sono poi naturalmente seguiti.

Sarebbe quindi un po’ da illusi poter pensare che dei progetti nati da community di appassionati possano avere una solidità in qualche modo paragonabile. Non fosse altro che nessun protocollo DeFi può andare a bussare a qualche ufficio che gestisce le casse statali per riscuotere qualche favore o chiedere un salvataggio “per la tutela dei piccoli investitori”.

I protocolli DeFi sono un eccezionale innovazione e potrebbe davvero essere in futuro un’ancora di salvezza per fuggire dai poteri centrali. Oltre che tutelarsi da eventuali governi autoritari o corrotti che potrebbero metter mano sugli averi dei propri cittadini. Ma ad oggi, mi ripeto, è oltremodo necessario fare chiarezza e avere ben presente cosa si sta facendo, quando si decide di depositare i nostri risparmi o piccoli capitali in uno smart contract.

Valutare i rischi prima di tutto

Un’altra dovuta riflessione parlando di investimenti in DeFi riguarda il rapporto rischio rendimento che le piattaforme offrono agli investitori. Molto banalmente, si tratta di dividere il rendimento potenziale della nostra operazione per la perdita massima potenziale. Per una stima più accurata dovremo anche assegnare una % di probabilità che i possibili eventi accadano, ma questo richiede uno studio approfondito che non è possibile sintetizzare in un breve articolo.

In ogni caso, senza andare a complicarsi troppo la vita, prendiamo l’esempio banale di una rendita sul deposito (e quindi il lending) di stablecoin su un protocollo DeFi. Prendiamo come esempio di scuola Anchor Protocol, la piattaforma dell’ormai defunto progetto Terra Luna. Il protocollo prometteva un rendimento del 20% annuo circa sulla stablecoin algoritmica UST.

Nel momento in cui avessimo dovuto valutare questa operazione, prima ancora di guardare il rendimento, dovremmo analizzare cosa comporterebbe il Worst Case Scenario, ossia lo scenario peggiore possibile. Nel caso di una stablecoin algoritmica di quel tipo, l’ipotesi peggiore che poteva verificarsi era il depeg della stablecoin e una cosiddetta Spiral Death. Situazione nella quale cioè il meccanismo di arbitraggio che permetteva alla stablecoin di rimanere ancorata al dollaro per mezzo dell’arbitraggio, non sarebbe più riuscito a garantire quell’equilibrio. Cosa che poi effettivamente è successa nella realtà, causando il disastro che tutti conosciamo.

Uno scenario di questo tipo avrebbe quindi causato la perdita pressochè integrale del nostro investimento. Coloro che sfortunatamente hanno perso i risparmi di una vita in quel modo e si trovano ora nella disperazione, con tutta probabilità non hanno fatto un’analisi di questo tipo prima di passare all’azione e si sono trovati a over affrontare il rischio di un esito negativo di un’operazione nella quale non potevano salvarsi.

DeFi: meglio quindi starne alla larga?

Assolutamente no. Partecipare ai progetti DeFi e provare a crearsi un reddito grazie a quesi è qualcosa di realmente interessante e per certi versi di grande soddisfazione. Però come tutti i “giochi” pericolosi, è qualcosa che va trattato con le dovute precauzioni.

La prima, scontata, accortezza dovrebbe essere quella di decidere a priori un piano d’azione che consiste in ingressi scaglionati. La frequenza e l’entità di questi è una cosa molto personale e legata in gran parte alla propensione al rischio che decidiamo di applicare all’operazione.

La regola è: più cerchiamo di massimizzare la resa e ridurre i tempi, maggiore è la probabilità di accusare perdite qualora le cose girassero per il verso sbagliato. D’altro canto, maggiormente ci muoviamo in modo cauto e conservativo, minori saranno le possibilità di ritorno cui possiamo puntare, nel caso vada poi tutto come deve.

Muoversi sempre per gradi

Un’idea di massima possiamo darcela ad esempio stabilendo a priori un’idea del lasso temporale in cui vogliamo restare nell’operazione. Se ad esempio ragioniamo in ottica di 24 mesi nei quali pensiamo di non aver bisogno di quei fondi per altro, poco cambia spalmare gli ingressi durante qualche settimana o mese. in questo modo andremo al contempo a mediare il prezzo medio di carico qualora l’investimento riguardi come sottostante un asset volatile (per questo tipo di strategia puoi guardare la nostra guida sul Dollar Cost Averaging).

Se invece si tratta di valutare una rendita su stablecoin depositate, a maggior ragione non c’è alcun bisogno di lanciarsi in all azzardati o di fare le cose di fretta. Procedendo a ingressi e uscite parziali e dilazionati nel tempo, potremo tutelarci in parte da eventuali eventi inaspettati o improvvisi. È vero che significa da una parte tenere una quota di liquidità “ferma” per un po’ di tempo. Ma è anche vero che qualora si presentassero le avvisaglie di un disastro imminente, sarebbe molto più semplice salvare una quota maggiore di capitale.

Sapere cosa guardare

Quando si investe in qualche protocollo DeFi, è fondamentale sapere quali sono le metriche chiave che lo governano. Insieme al monitoraggio dell’intero ecosistema su cui poggiano Dapp e smart contract che adoperiamo.

Il primo e più importante aspetto da analizzare, ancor prima di investire i nostri fondi, è il Whitepaper della piattaforma e la tokenomics dell’asset crittografico sul quale valutiamo di investire. Un dato importantissimo e spesso sottovalutato è la “politica monetaria” di quel dato token. Se un token viene emesso di continuo e in gran quantità, non possiamo trascurare il calcolo degli effetti di questo meccanismo inflattivo sulla quotazione dell’asset sui mercati.

Banalmente, se la tokenomics di una criptovaluta (non stablecoin) prevede un’emissione del 40% nel prossimo anno e il rendimento offerto dalla piattaforma che stiamo valutando ci offre un apy del 30%, significa che, salvo apprezzamenti nella quotazione di mercato, ci troveremo in futuro con un numero maggiore di token, e va bene, ma con un controvalore in USD o BTC totale inferiore a quello di partenza.

Il TVL

Un’altra metrica di vitale importanza per saggiare la salute di un protocollo DeFi, è il TVL. Tvl sta per Total Value Locked, ossia il controvalore totale (In genere espresso in dollari o btc) bloccato nel protocollo. Questo dato, e specialmente la sua tendenza, può dirci molto sulla salute di un progetto o di una piattaforma.

A grandi linee possiamo pensare a questo dato come se fosse un indicatore di salute della piattaforma DeFi in questione. Se il trend del TVL è rialzista, in genere significa che più persone stanno dando fiducia al progetto affidandogli i propri fondi. La piattaforma potrà quindi contare su maggiori risorse per proseguire nel piano di espansione espresso nel whitepaper e al contempo resistere meglio ad eventuali difficoltà o volatilità di mercato.

Un trend ribassista nel TVL di un protocollo, al contrario, dovrebbe farci accendere qualche campanello d’allarme. Le piattaforme DeFi vivono e prosperano nel settore finanziario. La liquidità è la linfa vitale di queste attività. Se dovessimo riscontrare dei cali nella liquidità disponibile sui protocolli, al netto delle naturali fluttuazioni di mercato, e la cosa non è giustificata da qualche causa fondamentale, è il primo segnale di pericolo che possiamo avere per salvare in tempo il nostro investimento.

Esistono molti portali e aggregatori che ci semplificano il lavoro, non dovendo necessariamente andare su ogni protocollo per vedere la situazione. Tra i siti più utilizzati troviamo Defillama.com e vfat.tools.

Con l’esperienza sarai poi in grado di valutare questa e tante altre metriche in rapporto allo specifico ecosistema o protocollo. Per iniziare però già questo può davvero fare la differenza e darti un enorme vantaggio rispetto all’utente medio. Quanto avresti voluto sapere giorni o settimane prima ciò che stava accadendo a Terra LUNA e la sua stablecoin UST? Ecco, un mese o più prima che accadesse in disastro, osservando i grafici del TVL di Anchor Protocol si è iniziato a sentire puzza di bruciato già qualche settimana prima che UST perdesse il peg e facesse da innesco a quanto tristemente accaduto. Qualcuno è risucito a salvare parte dei propri fondi proprio grazie a questa osservazione.

Conclusioni

Come abbiamo potuto vedere quindi, il mondo della DeFi non è il paradiso dei guadagni facili senza muovere un dito. Tutt’altro.

È qualcosa di affascinante e per certi versi anche divertente. Ma come nessuno si sognerebbe mai di guidare un elicottero o una moto da corsa, senza prima aver studiato la teoria necessaria e aver fatto qualche prova in sicurezza, allo stesso modo dovremmo ispirarci a un approccio simile quando ci avviciniamo al mondo della DeFi o degli investimenti finanziari in genere.

Il tempo passato a studiare e analizzare prima di “metterci i soldi”, non è mai tempo perso. La fretta e la cosiddetta FOMO (Fear Of Missing Out, ossia la paura di rimanerne fuori dall’affare) sono i nemici numero uno di ogni investitore.

Inoltre, molti fanno un interessante parallelismo al noto periodo dell’esplosione delle dot.com e della rivoluzione digitale permessa da internet. La DeFi potrebbe, a parere di alcuni, rappresentare qualcosa di molto simile. Ciò significa che annidato tra i progetti oggi in essere o tra quelli che verranno sviluppati potrebbe esserci la nuova Amazon o il nuovo Facebook del mondo cripto, se così vogliamo chiamarli. Ma non dimentichiamo che sulla strada di quel piccolo gruppo che oggi rappresentano le Big Tech, hanno tirato l’ultimo sospiro centinaia o migliaia di altre start up che non ce l’hanno fatta.

Quindi ricordiamo sempre di investire con il buon senso. Oltre a saper distinguere, in modo onesto con se stessi, quando stiamo cercando un investimento oculato, per quanto rischioso, e una scommessa su ciò che crediamo essere il cavallo vincente. E adeguare le nostre azioni di conseguenza.

 

*NB: Le riflessioni e le analisi condivise sono da intendere ad esclusivo scopo divulgativo. Quanto esposto non vuole quindi essere un consiglio finanziario o di investimento e non va interpretato come tale. Ricorda sempre che le scelte riguardo i propri capitali di rischio devono essere frutto di ricerche e analisi personali. L’invito è pertanto quello di fare sempre le proprie ricerche in autonomia.
L’autore, al momento della stesura, detiene esposizioni in Bitcoin e altri asset crittografici, anche legati a quanto trattato nell’articolo.

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