Novità ISEE: criptovalute sotto la lente mentre i BTP restano fuori dal calcolo

Le nuove regole ISEE cambiano il perimetro della ricchezza da dichiarare e accendono il dibattito sull’equità fiscale. Criptovalute e risparmi esteri entrano nel calcolo, mentre i titoli di Stato restano in parte fuori. Una scelta che incide sull’accesso alle prestazioni sociali e ridisegna il rapporto tra cittadini e welfare.

L’ISEE, indicatore della situazione economica equivalente, torna al centro della manovra economica approvata in commissione Bilancio al Senato e lo fa con una riforma che solleva interrogativi.

Novità ISEE
Novità ISEE: criptovalute sotto la lente mentre i BTP restano fuori dal calcolo (Crypto.it)

Il nuovo impianto normativo interviene su patrimonio mobiliare, ricchezza digitale e immobili, introducendo criteri più stringenti per alcuni contribuenti e mantenendo agevolazioni mirate per altri. Al centro della scena finiscono criptovalute, rimesse dall’estero, titoli di Stato e prima casa, con effetti diretti su strumenti come la DSU, sull’accesso alle prestazioni sociali e sull’equilibrio complessivo del welfare italiano. Le novità non si limitano a un aggiornamento tecnico, ma riflettono una precisa scelta politica su cosa debba pesare davvero nel calcolo della condizione economica delle famiglie.

Criptovalute, DSU e titoli di Stato: come cambia davvero l’ISEE

La manovra introduce un ampliamento significativo del perimetro dell’ISEE, includendo in modo esplicito le criptovalute, le rimesse di denaro e le giacenze in valuta detenute all’estero. L’intervento nasce da un emendamento firmato da Francesca Tubetti di Fratelli d’Italia e mira a rendere più aderente alla realtà il censimento della ricchezza digitale, fino a oggi collocata in una zona grigia. Asset come Bitcoin, Ethereum o Tether entrano così a pieno titolo nel calcolo dell’indicatore e dovranno essere indicati nel quadro FC2 della Dichiarazione Sostitutiva Unica, incidendo sul valore finale dell’ISEE e sull’accesso alle agevolazioni.

La gestione operativa di queste novità passa però da un futuro decreto attuativo, che dovrà essere adottato congiuntamente dal Ministero del Lavoro e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. In assenza di criteri tecnici definitivi, la compilazione della DSU per chi possiede wallet digitali o utilizza canali di rimessa internazionale resta complessa, ma l’indirizzo politico appare chiaro: ogni forma di ricchezza finanziaria alternativa al risparmio tradizionale deve emergere e pesare nel sistema di welfare.

Questo approccio rigoroso convive però con una scelta di segno opposto. Il legislatore conferma l’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’ISEE fino a una soglia di 50mila euro, mantenendo un trattamento di favore per chi investe nel debito pubblico. La conseguenza è una disparità evidente: due famiglie con lo stesso patrimonio complessivo possono ottenere un ISEE molto diverso a seconda che abbiano scelto cripto-attività, risparmi esteri o BTP. Una differenza che non dipende dal valore economico, ma dalla natura dell’investimento.

Il quadro si complica ulteriormente con l’innalzamento della soglia di esenzione per la prima casa, che sale a 91.500 euro e arriva fino a 120mila euro nelle città metropolitane. Questa scelta tutela maggiormente il patrimonio immobiliare, ma rompe l’equilibrio tra proprietari e affittuari e può portare a risultati paradossali, in cui una famiglia proprietaria risulta meno abbiente di un nucleo che vive in affitto ma dispone di risparmi liquidi equivalenti.

Le nuove regole non si applicano in modo uniforme. Le soglie più favorevoli sulla prima casa valgono solo per alcune prestazioni, come Assegno di inclusione, Supporto formazione lavoro, Assegno unico, Bonus nido e Bonus nuovi nati, mentre le disposizioni più severe su criptovalute e ricchezza estera incidono su tutte le agevolazioni. Ne deriva un sistema a doppio binario, in cui la stessa famiglia può risultare idonea per un beneficio statale e non per un altro, a seconda dell’ente che valuta l’ISEE.

Gestione cookie