Lo spread Btp-Bund scende fino a quota 70 punti, un minimo che l’Italia non vedeva dal 2009, e cambia lo scenario per famiglie, risparmiatori e conti pubblici.
Il rendimento dei Btp oscilla intorno al 3,44%, mentre le proiezioni indicano un possibile calo fino al 3,20% entro il 2026. In questo quadro, il Tesoro potrebbe risparmiare 17 miliardi in cinque anni, mentre i sottoscrittori assistono a movimenti che influenzano direttamente il valore dei titoli già in portafoglio.
Il vantaggio dell’Italia sulla Francia, il miglioramento del rating e l’andamento dei rendimenti compongono un mosaico che racconta un cambiamento strutturale nel rapporto tra mercato e debito pubblico italiano. Nel contesto dei mercati obbligazionari, la combinazione tra spread, Btp, Bund, rendimenti, rating, deficit-Pil, conti pubblici e Titoli di Stato guida le aspettative di famiglie e investitori. Le recenti dinamiche mostrano come il rapporto tra Italia e Germania nei mercati finanziari influenza direttamente la gestione del risparmio e la valutazione dei titoli già emessi.
Spread in calo, rating in salita e rendimenti che oscillano: cosa significa per chi investe e per il Tesoro
Lo spread tra Btp e Bund a dieci anni scende fino a 70 punti, segnando un livello che l’Italia non raggiungeva dal 2009 e superando la Francia, che nella stessa giornata registra un differenziale di 75 punti sugli Oat. L’Italia riduce così il gap con la Germania grazie a un percorso iniziato nell’autunno 2022, quando il differenziale aveva subito una brusca impennata. Da inizio 2025, il calo risulta netto: dai 120 punti di gennaio alle soglie attuali, con una riduzione superiore al 35% in undici mesi.
Il Ministero del Tesoro beneficia immediatamente di questa dinamica perché paga meno interessi sul nuovo debito. Per i risparmiatori lo scenario appare più sfumato. Quello che conta non è il confronto con altri Paesi, ma il rendimento assoluto dei titoli. Nel corso dell’anno i Btp a dieci anni passano dal 3,2% di gennaio al 3,9% di aprile a causa delle tensioni internazionali, per poi stabilizzarsi intorno al 3,44%. La discesa dello spread non impedisce ai rendimenti di risalire quando aumentano quelli dei Bund tedeschi, che infatti salgono dal 2,1% di inizio anno al 2,75% attuale. Se il differenziale fosse rimasto sui livelli di gennaio, i Btp oggi renderebbero circa il 4%.
Gli analisti prevedono un’ulteriore discesa: il rendimento del decennale italiano potrebbe scendere al 3,30% nei prossimi mesi e chiudere il 2026 al 3,20%. Questa tendenza genera un vantaggio immediato per chi possiede già Btp in portafoglio, perché ogni punto percentuale in meno dei rendimenti di mercato aumenta di circa 7 punti il valore dei titoli a dieci anni. Con una riduzione stimata di un quarto di punto, il guadagno in conto capitale potrebbe raggiungere il 2%, che con la cedola porta il rendimento complessivo intorno al 5,5%.
Il quadro che emerge racconta un’Italia più solida, sostenuta da conti pubblici in miglioramento e da un rapporto con i mercati che torna a premiare il debito nazionale. Per le famiglie e i risparmiatori questo significa nuove opportunità e una maggiore prevedibilità, in un momento in cui la stabilità dei Titoli di Stato torna a essere un punto di riferimento.
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