3 segnali sorprendenti che potrebbero indicare un dollaro più forte dopo Jackson Hole

Il discorso di Powell a Jackson Hole ha aperto a possibili tagli dei tassi già da settembre, spingendo gli analisti a rivedere al ribasso le stime sul dollaro USA. Il sentiment sui mercati riflette un contesto in evoluzione, con attenzione puntata su inflazione, occupazione e dati macro in arrivo.

Il simposio di Jackson Hole del 2025 si è confermato uno degli eventi più rilevanti per i mercati finanziari globali. Le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, sono state interpretate dagli analisti come un’apertura concreta a un ciclo di allentamento monetario. Il riferimento esplicito ai rischi sull’occupazione e l’assenza di segnali di pressione inflattiva hanno portato a rivedere le aspettative su possibili tagli dei tassi a partire già dal meeting di settembre. Il sentiment che ne è derivato ha influenzato positivamente le Borse, ha fatto calare i rendimenti e ha indebolito il dollaro, lasciando presagire nuove dinamiche nel cambio EUR/USD e nei mercati emergenti.

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3 segnali sorprendenti che potrebbero indicare un dollaro più forte dopo Jackson Hole – crypto.it

Secondo Reuters e Financial Times, il mercato prezza con una probabilità dell’89 % un taglio di 25 punti base a settembre. Le stime di ING indicano ulteriori riduzioni nel corso del 2025 e 2026, con un tasso terminale intorno al 3,25 %. Anche Wolfe Research conferma un approccio più accomodante, segnalando possibili interventi già entro fine anno. In questo contesto, il comportamento del dollaro USA resta sotto osservazione, tra aspettative di indebolimento strutturale e possibili rimbalzi tattici legati ai dati macro in arrivo.

Le reazioni degli analisti al discorso della Fed

Il tono utilizzato da Powell è stato definito “fairly dovish” da Stephanie Roth di Wolfe Research. Il riferimento ai segnali di rallentamento del mercato del lavoro e l’attenzione a evitare un eccessivo irrigidimento monetario hanno lasciato intendere un cambiamento di direzione rispetto al ciclo restrittivo degli anni precedenti. ING prevede che la Fed procederà con una riduzione del tasso già a settembre, seguita da altri due interventi nel 2026. Secondo DZ Bank, in presenza di un pivot chiaro, il dollaro potrebbe subire una perdita di valore fino al 5–10 % rispetto alle principali valute.

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Le reazioni degli analisti al discorso della Fed – crypto.it

Il comportamento degli investitori riflette una crescente fiducia nell’avvio del ciclo di tagli. Le opzioni su cambi hanno registrato un aumento della volatilità implicita sul Forex, mentre gli operatori istituzionali hanno iniziato a ribilanciare l’esposizione su asset più sensibili al costo del denaro. Tuttavia, la cautela rimane alta: Monex Europe sottolinea che il mercato potrebbe reagire bruscamente a qualsiasi sorpresa nei dati macroeconomici futuri, in particolare quelli relativi all’inflazione core e ai salari.

Le prospettive per il dollaro nei prossimi mesi

L’orientamento della Federal Reserve influisce direttamente sul valore del dollaro, soprattutto in un contesto globale in cui altre banche centrali, come la BCE, mantengono un atteggiamento più attendista. Secondo ING, il cambio EUR/USD potrebbe salire oltre quota 1,15 nei prossimi mesi, qualora i tagli si concretizzassero secondo lo scenario base. Anche il USD/JPY è previsto in leggero calo, favorito da una politica più neutrale della Bank of Japan e da possibili interventi verbali per limitare l’eccessiva forza dello yen.

Inoltre, i mercati emergenti potrebbero beneficiare di un dollaro più debole e di condizioni finanziarie meno restrittive. L’indice DXY, che sintetizza l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di valute, si è già indebolito nelle giornate successive al discorso di Powell, toccando un minimo di 103,8 punti, secondo dati riportati da Investing.com. Le aspettative di una maggiore liquidità globale si riflettono anche nel calo dei rendimenti dei Treasury a 2 e 10 anni, rispettivamente scesi sotto il 4,4 % e il 4,0 %.

In sintesi, gli elementi chiave da monitorare restano l’evoluzione dell’inflazione, i dati sul lavoro e le comunicazioni future della Fed. La traiettoria del dollaro, pur esposta a oscillazioni, sembra orientata a una fase di relativa debolezza, coerente con l’inizio di un nuovo ciclo monetario.

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