C’è chi pensa che andare in pensione prima dei 67 anni sia solo un sogno. In realtà, esiste una possibilità concreta per chi ha affrontato sfide importanti con la salute. Una strada prevista dalla legge, che riconosce la difficoltà quotidiana di chi ha una capacità lavorativa ridotta. Non è un vantaggio, ma un diritto. Eppure, pochi ne parlano davvero. Quando l’invalidità tocca soglie significative, può cambiare tutto, anche il modo in cui si guarda al proprio futuro. Basta sapere dove guardare.
Nel labirinto delle regole pensionistiche italiane, ci sono alcune porte che si aprono solo in presenza di condizioni particolari. È il caso della pensione anticipata per invalidità all’80%, una misura pensata per chi non può più sostenere il peso del lavoro a causa di una grave compromissione della salute.

Dietro questa percentuale ci sono persone reali, storie personali, ma anche numeri, requisiti e procedimenti spesso poco chiari. Eppure, avere le idee chiare può davvero fare la differenza tra sentirsi bloccati e poter voltare pagina.
Chi ha diritto alla pensione anticipata con invalidità all’80%
La pensione anticipata per invalidità all’80% riguarda i lavoratori dipendenti del settore privato iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) o a fondi equivalenti. Non riguarda, invece, chi lavora nel pubblico impiego o è un autonomo. L’invalidità dev’essere riconosciuta dall’INPS, che valuta l’impatto della malattia sull’attività lavorativa specifica, seguendo la Legge 222/1984.

Nel 2025, per accedere a questa misura, serve avere almeno 56 anni (per le donne) o 61 anni (per gli uomini), oltre ad almeno 20 anni di contributi. Ci sono delle eccezioni: chi ha versato contributi prima del 1992 può andare in pensione anche con soli 15 anni di anzianità, se rientra in alcune deroghe. Inoltre, per i lavoratori non vedenti, l’età si abbassa ulteriormente a 51 anni per le donne e 56 per gli uomini.
Un punto importante è che l’invalidità deve essere riconosciuta ufficialmente da una commissione medica INPS. Non sono sufficienti certificazioni di altri enti, anche se possono essere usate come supporto. Questo garantisce che il giudizio sia uniforme e basato su criteri previdenziali precisi. Solo in seguito, si può procedere con la domanda di pensione.
Iter della domanda e tempi di attesa: come e quando arriva la pensione
Per fare richiesta della pensione anticipata con invalidità, è necessario accedere al portale INPS e compilare l’apposito modulo, indicando chiaramente che si intende usufruire delle agevolazioni previste dal Decreto 503/1992. Bisogna allegare il modello SS3, redatto dal medico curante, che certifica la condizione invalidante.
Una volta presentata la domanda, entra in gioco la cosiddetta finestra mobile di 12 mesi: anche se si possiedono tutti i requisiti, il pagamento della pensione parte solo dopo un anno. Se l’invalidità è stata riconosciuta prima del raggiungimento dell’età pensionabile, il conteggio parte da quel momento. Se invece l’invalidità è certificata dopo, la finestra parte dalla data di riconoscimento.
Esempi concreti aiutano a capire meglio: se una donna ottiene l’invalidità all’80% a 54 anni, ma compie 56 anni nel 2025, la pensione inizierà nel 2026, dopo i 12 mesi di attesa. Se invece un uomo compie 61 anni e ottiene l’invalidità solo successivamente, la finestra parte da quando l’INPS approva la certificazione.
In ogni caso, questo strumento permette a chi vive una condizione di fragilità di lasciare il lavoro prima, con la serenità di un sostegno economico certo. È un’opportunità poco conosciuta, ma fondamentale per chi vive una realtà diversa da quella dei lavoratori in piena salute. E forse, vale la pena iniziare a parlarne di più.