Secondo un’analisi di Raymond James, le small cap value statunitensi rappresentano attualmente l’unico stile azionario con un rapporto Prezzo/Utile di lungo termine inferiore alla media storica, indicando una possibile finestra di valutazioni interessanti. Il contesto macroeconomico e le dinamiche settoriali offrono spunti per individuare titoli che presentano fondamentali solidi, multipli contenuti e prospettive di crescita.
Negli ultimi mesi, il segmento delle small cap value ha sottoperformato rispetto ad altri stili di investimento, penalizzato dall’incertezza macroeconomica e dalla preferenza degli investitori per le large cap tecnologiche.

Tuttavia, i dati raccolti da Raymond James evidenziano che, su base storica, la combinazione di bassa capitalizzazione e valutazioni inferiori alla media ha spesso generato rendimenti superiori nei successivi 12-24 mesi. Il quadro attuale riflette multipli compressi, in parte dovuti al rallentamento della crescita degli utili e a un sentiment di mercato più prudente verso le aziende a minore capitalizzazione.
Il quadro delineato da Raymond James
Secondo il report, il rapporto P/E forward delle small cap value si colloca attualmente al di sotto della media ventennale, a fronte di un P/E delle large cap che invece si mantiene sopra i livelli storici. Questa divergenza suggerisce, per gli analisti, una potenziale opportunità relativa. Il Price/Book medio del comparto è inferiore a 1,5, mentre il Ritorno su Equity resta stabile in area 10-12 %, con un Margine di profitto lordo medio intorno al 35 %.
Tra i settori più rappresentati in questa fascia di mercato si trovano industriali, finanziari regionali ed energetici, comparti che hanno subito una contrazione di multipli nonostante una tenuta della redditività. Le indicazioni di Raymond James non si traducono in raccomandazioni di acquisto specifiche, ma individuano condizioni storicamente favorevoli per un potenziale ribilanciamento verso questo stile.

Tra i titoli che rientrano nei parametri citati si possono menzionare società come SouthState Corporation (settore bancario regionale), Murphy USA (energia e distribuzione carburanti) e Boise Cascade (materiali e costruzioni), che presentano multipli contenuti, dividendi regolari e una posizione competitiva interessante.
Contesto macroeconomico e possibili sviluppi
Il rallentamento dell’economia statunitense, unito a tassi di interesse ancora elevati, ha compresso le valutazioni delle small cap, ma i bilanci solidi e la minore esposizione a rischi globali rispetto alle multinazionali offrono elementi di resilienza. Secondo Bloomberg, la maggiore volatilità di queste società le rende sensibili a miglioramenti anche graduali delle condizioni macro o a eventuali tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.
Gli analisti di Morningstar evidenziano che, storicamente, i cicli di recupero delle small cap value hanno sovraperformato l’S&P 500 nei due anni successivi ai minimi di valutazione. Il mantenimento di multipli compressi e il potenziale di crescita interna potrebbero quindi favorire un miglioramento della performance relativa.
Infine, la diversificazione settoriale e il posizionamento in nicchie di mercato meno presidiate dalle large cap rappresentano un ulteriore elemento distintivo, con possibilità di beneficiare di trend specifici come la transizione energetica e il reshoring manifatturiero negli Stati Uniti.