Secondo il sondaggio di Bank of America, il 58% dei gestori prevede stagflazione negli Stati Uniti, in aumento rispetto al 52% del mese scorso. Sanità, energia, utility e beni di consumo essenziali emergono come settori difensivi in grado di offrire stabilità in un contesto economico difficile.
Negli ultimi mesi, la prospettiva di una stagflazione – combinazione di alta inflazione e crescita stagnante – ha iniziato a pesare sul sentiment degli investitori. Il sondaggio condotto dagli strategist di Bank of America, Andreas Bruckner e Sebastian Raedler, evidenzia un aumento delle preoccupazioni: il 27% dei gestori considera ora l’inflazione il principale ostacolo a eventuali tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. In parallelo, cresce la ricerca di settori più resilienti alle fasi economiche negative.

Storicamente, periodi di stagflazione hanno portato a un riorientamento dei portafogli verso comparti con minore volatilità e maggiore visibilità sugli utili futuri. Gli investitori istituzionali, in particolare, tendono a privilegiare aziende con margini stabili e una domanda poco influenzata dalle condizioni macroeconomiche.
I settori da preferire in uno scenario di stagflazione
Secondo Business Insider, i settori che storicamente hanno mostrato le migliori performance in contesti simili sono i servizi di comunicazione, le utility, l’energia, i beni di consumo essenziali e la sanità, tutti con rendimenti annualizzati del 10-11%. Questi comparti sono definiti “non ciclici” poiché legati a bisogni primari: cure mediche, energia elettrica, riscaldamento, acqua e alimenti restano necessari anche quando il potere d’acquisto si riduce o la crescita economica rallenta.
Secondo Barron’s e l’analisi di Ned Davis Research, anche la tecnologia, se selezionata su aziende solide e con bilanci equilibrati, può assumere un ruolo difensivo, pur non essendo storicamente tra i comparti più protettivi. Il tratto distintivo dei settori resilienti è la stabilità dei ricavi e la minore sensibilità ai cicli economici, elementi che offrono una protezione parziale contro la volatilità.

Alcuni analisti sottolineano inoltre che, in scenari di stagflazione prolungata, le aziende operanti nei settori energia e utility possono beneficiare di contratti a lungo termine o di prezzi regolamentati, fattori che contribuiscono a ridurre l’impatto delle oscillazioni macroeconomiche sui bilanci.
I settori da evitare e le indicazioni degli analisti
Sempre secondo Business Insider, supportato da una ricerca di Bank of America, i settori da cui tenersi alla larga in caso di stagflazione includono industriali, consumi discrezionali, materiali e tecnologia legata alla crescita. Schroders conferma che il comparto dei consumi discrezionali soffre maggiormente per la contrazione della spesa non essenziale, mentre Trustnet evidenzia le difficoltà per tecnologia “growth” e comparto finanziario, penalizzati dall’aumento dei costi di finanziamento e dalla riduzione della domanda di credito.
Gli analisti avvertono che i titoli legati alla crescita tendono a essere più sensibili alle variazioni dei tassi d’interesse e che, in periodi di inflazione elevata, la compressione dei margini può accelerare, rendendo più difficile mantenere i livelli di utili previsti. In questo contesto, la selezione settoriale e la diversificazione diventano strumenti fondamentali per mitigare il rischio e preservare il capitale.