I migliori BTP da comprare: questo fa perdere soldi, eppure tanti lo comprano lo stesso

Cosa spinge migliaia di investitori a scegliere un BTP che promette una cedola annua del 6% ma garantisce una perdita certa sul capitale? Come mai un titolo che a prima vista sembra un affare si rivela, a conti fatti, molto meno vantaggioso di quanto appaia? Dietro un rendimento nominale generoso si nasconde un meccanismo che merita attenzione e comprensione. Chi cerca stabilità potrebbe restare sorpreso da ciò che questo strumento ha davvero da offrire.

Nel mondo degli investimenti non sempre ciò che brilla è oro. Il BTP 6% 2031, ufficialmente denominato “6-BTP-1MG31”, è un titolo che attira per la sua cedola elevata, superiore alla media del mercato. Ma il prezzo attuale di acquisto, fissato intorno a 117,20 euro, cambia radicalmente le carte in tavola.

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Investire in un BTP sicuro che ti fa perdere soldi: ecco perché tanti lo comprano lo stesso-crypto.it

Quel 6% diventa meno brillante se lo si confronta con il rendimento netto effettivo, che si ferma appena sopra il 2%. Una differenza non da poco per chi punta a far fruttare il proprio capitale. E le implicazioni fiscali, spesso trascurate, possono incidere profondamente sul bilancio finale.

Perché il BTP 6% 2031 attira così tanto anche se fa perdere capitale a chi lo tiene fino alla fine

Il fascino del BTP 6% 2031 nasce dalla sua cedola fissa annua del 6%, che garantisce un flusso costante e prevedibile di reddito. Ogni anno, per ogni 100 euro nominali, vengono incassati 6 euro lordi. Una cifra che fa gola a chi cerca entrate regolari, soprattutto in tempi di incertezza economica. Tuttavia, acquistare oggi questo titolo significa accettare di pagare un prezzo molto più alto rispetto a quanto si riceverà alla scadenza.

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Perché il BTP 6% 2031 attira così tanto anche se fa perdere capitale a chi lo tiene fino alla fine-crypto.it

Un esempio chiarisce tutto. Investendo 100.000 euro al prezzo tel quel attuale (circa 118,86 euro), si ottengono circa 841 titoli, per un valore nominale di 84.100 euro. Alla scadenza, nel maggio 2031, il capitale rimborsato sarà proprio questo: 84.100 euro. La perdita rispetto all’investimento iniziale è quindi di circa 15.900 euro. Si tratta di una minusvalenza certa, utilizzabile entro quattro anni per compensare plusvalenze su strumenti finanziari.

Immaginando che nel 2032 vengano vendute azioni con una plusvalenza di 20.000 euro, l’imposta lorda sarebbe pari a 5.200 euro. Ma grazie alla minusvalenza del BTP si potrà compensare fino a 15.900 euro, riducendo la base imponibile a 4.100 euro e l’imposta a 1.066 euro, con un risparmio fiscale netto di oltre 4.000 euro. Un vantaggio concreto, ma sfruttabile solo da chi ha plusvalenze da compensare.

Nel frattempo, il titolo continua a generare un flusso cedolare importante: 6% su 84.100 euro equivale a 5.046 euro lordi all’anno, pari a circa 4.434 euro netti. Su un orizzonte di quasi sei anni, si incassano complessivamente circa 25.700 euro netti. Un flusso che può attrarre chi privilegia entrate stabili, ma che non bilancia del tutto la perdita iniziale.

Quando ha davvero senso comprare un BTP sopra la pari e accettare un rendimento netto così basso

Comprare un BTP sopra la pari, come accade con il titolo 6% 2031, può sembrare una mossa azzardata. Ma ci sono contesti in cui ha una sua logica. Per chi ha bisogno di un reddito fisso regolare e preferisce sacrificare parte del capitale finale in cambio di una rendita certa, questo strumento può funzionare. Inoltre, chi ha in portafoglio forti plusvalenze latenti può sfruttare la minusvalenza certa per abbassare il carico fiscale in modo legale e pianificato, come visto nell’esempio.

La durata residua è un altro fattore a favore. Con meno di sei anni alla scadenza, il titolo è poco esposto alle fluttuazioni dei tassi d’interesse, a differenza di un trentennale. In un contesto di tassi stabili o in discesa, questo può tradursi in una maggiore stabilità di prezzo. E trattandosi di un titolo garantito dallo Stato italiano, il rischio di insolvenza è molto basso.

Tuttavia, il rendimento effettivo netto (attualmente attorno al 2,03%) resta modesto, soprattutto considerando l’inflazione. Questo rende il titolo più adatto a chi punta alla gestione fiscale del portafoglio o alla stabilità, piuttosto che alla crescita. La vera domanda da farsi è: quanto vale oggi la certezza di un flusso costante, anche a costo di una perdita finale?

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