Impalcature ferme e crepe sui muri: come non pagare i lavori condominiali difettosi

Crepe sulle pareti appena ridipinte o ponteggi rimasti montati per mesi senza che nessuno lavori: quando i cantieri condominiali si trasformano in problemi quotidiani, si pone una questione delicata. Esistono casi in cui il condomino può davvero rifiutarsi di pagare? La risposta c’è, e sta tutta nel confine, spesso sottovalutato, tra obbligo e diritto. Il punto non è se si può evitare di contribuire alle spese, ma quando e come farlo legalmente. E se c’è una parola chiave da tenere a mente è proprio questa: lavori condominiali mal eseguiti.

In molti edifici, le situazioni problematiche non sono più l’eccezione ma quasi la regola. Facciate rifatte a metà, tetti che continuano a perdere nonostante interventi recenti, materiali di bassa qualità al posto di quelli deliberati. Gli esempi concreti si moltiplicano: chi ha ricevuto fatture salate per lavori mai terminati, chi ha scoperto gravi difetti a pochi mesi dalla fine dell’opera.

persona che si oppone
Impalcature ferme e crepe sui muri: come non pagare i lavori condominiali difettosi-crypto.it

Non si tratta solo di fastidi, ma di vere e proprie situazioni in cui l’interesse economico del singolo si intreccia con i diritti collettivi. Ed è proprio in questi casi che si può passare da semplici lamentele a una contestazione formale delle spese condominiali, perfettamente legittima se ben motivata e documentata.

Quando i lavori non rispettano quanto deliberato

La legge, in particolare il Codice Civile, non lascia margini all’interpretazione: l’amministratore ha l’obbligo di controllare che i lavori condominiali vengano eseguiti in modo conforme alle decisioni dell’assemblea. Se invece l’intervento è fatto male, incompleto o differente rispetto a quanto approvato, il condomino ha il diritto di opporsi. Questo vale nei casi di infiltrazioni persistenti dopo la sistemazione del tetto, crepe nei muri non trattate, opere interrotte senza giustificazione o materiali utilizzati diversi, e peggiori, rispetto a quelli previsti.

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Quando i lavori non rispettano quanto deliberato-crypto.it

Secondo la giurisprudenza, il rifiuto del pagamento diventa legittimo quando c’è una contestazione ben argomentata. Non basta dire che qualcosa “non va”: serve una comunicazione scritta all’amministratore, meglio se accompagnata da foto e da una perizia tecnica. È questo il punto di partenza per bloccare o ridurre, anche solo temporaneamente, la propria quota di spese.

I rischi del silenzio e il valore della contestazione

Un condomino che resta fermo rischia di pagare per qualcosa che non ha ricevuto come promesso. D’altra parte, opporsi senza fondamento può portare a conseguenze legali, come un decreto ingiuntivo. È un equilibrio delicato, ma le sentenze della Corte di Cassazione, tra cui la n. 24654/2013, hanno tracciato una strada chiara: quando i lavori sono affetti da difetti evidenti o eseguiti in difformità, il pagamento può essere sospeso.

Se l’amministratore ignora la segnalazione, è possibile agire ulteriormente: convocare un’assemblea straordinaria, impugnare la delibera, o avviare una causa contro il condominio o contro l’impresa esecutrice. Non sono misure estreme, ma strumenti previsti dalla legge per difendere chi ha subito un danno.

Nel panorama attuale, conoscere i propri diritti sui lavori condominiali incompleti o difettosi è sempre più necessario. Non si tratta solo di far valere una voce in capitolo, ma di contribuire a una gestione più equa e responsabile delle parti comuni.

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