Conviene davvero un BTP a 108,54 che rende il 2,67% netto? Il calcolo che cambia tutto e ti fa guadagnare di più

Un modo inaspettato per trasformare una perdita sicura in un beneficio fiscale concreto, grazie a un fragoroso meccanismo poco conosciuto. Quali effetti può avere davvero su un portafoglio? E perché un prezzo sopra la pari potrebbe nascondere un vantaggio sorprendente…

Ivan ha deciso di puntare sul BTP Tasso Fisso 4,40% con scadenza 1° maggio 2033 (ISIN IT0005518128). Lo ha comprato oggi a 108,54, quindi ben sopra la pari. Significa che alla scadenza lo Stato rimborsa solo 100 per ogni 108,54 pagati, con una perdita certa di capitale. Eppure, dietro questa scelta apparentemente poco logica, si nasconde una strategia precisa. L’idea non è solo incassare cedole da 4,40% sul valore nominale, ma sfruttare un meccanismo fiscale che può aumentare l’efficienza complessiva di un portafoglio.

Dati e vasetto con monete
Conviene davvero un BTP a 108,54 che rende il 2,67% netto? Il calcolo che cambia tutto e ti fa guadagnare di più-crypto.it

In questo caso, chi investe 10.000 euro non acquista 10.000 euro di valore nominale ma circa 9.214 euro. Su questi riceve cedole per circa 405 euro lordi l’anno, ovvero circa 354 euro netti. Alla scadenza, però, il titolo sarà rimborsato a 100: su un nominale di 9.214 euro significa perdere circa 786 euro in conto capitale. A prima vista sembra una scelta poco conveniente. Ma quella minusvalenza compensabile apre scenari molto interessanti, soprattutto per chi ha altri strumenti tassati al 26%.

Il meccanismo fiscale dietro la minusvalenza da BTP sopra la pari

La perdita generata dal rimborso a un valore inferiore al prezzo di acquisto diventa una minusvalenza, che secondo la normativa italiana può essere utilizzata per ridurre l’imponibile su future plusvalenze derivanti da strumenti come azioni, ETF o obbligazioni societarie. Non è una possibilità secondaria: significa pagare meno tasse su profitti futuri, migliorando il rendimento complessivo del portafoglio.

Dati e vaso con monete
Il meccanismo fiscale dietro la minusvalenza da BTP sopra la pari

Nel regime amministrato questo avviene in automatico tramite l’intermediario, mentre in quello dichiarativo occorre inserire i dati nel quadro RT del modello 730 o Redditi. La legge consente di compensare questa perdita non solo nell’anno in cui si realizza, ma anche nei quattro successivi, rendendo la strategia flessibile e pianificabile. Un esempio pratico chiarisce il concetto: se nello stesso anno si ottiene una plusvalenza di 1.000 euro su un ETF, normalmente si pagherebbero 260 euro di tasse. Con la minusvalenza del BTP (786 euro), l’imponibile scende a 214 euro, riducendo le imposte a circa 56 euro. Il risparmio è di oltre 200 euro, che si traduce in un incremento indiretto del rendimento. Questo approccio permette di rivalutare il senso di un titolo sopra la pari: non solo cedole più generose, ma anche un beneficio fiscale utilizzabile per ottimizzare le performance di altri investimenti.

Impatti sul rendimento e riflessioni di lungo periodo

Guardando i numeri, il BTP 4,40% 2033 offre un rendimento netto effettivo intorno al 2,64%, che include il peso delle cedole e della perdita in conto capitale. Ma se si considera il vantaggio fiscale legato alla compensazione, il guadagno reale può essere maggiore. Questo lo rende particolarmente interessante per chi possiede già un portafoglio con asset più rischiosi, come ETF o azioni, sui quali si possono realizzare guadagni tassati al 26%. La possibilità di abbattere l’imposta sulle plusvalenze non solo compensa una perdita, ma contribuisce a migliorare il rendimento complessivo dell’intera strategia di investimento. Più che un semplice titolo di Stato, questo BTP diventa un ingranaggio che dialoga con il resto del portafoglio, combinando stabilità delle cedole e flessibilità fiscale. Forse, dietro una perdita programmata, si nasconde una leva capace di trasformare un investimento apparentemente costoso in un tassello strategico.

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