C’è chi guarda le percentuali e chi le vede come parte di una storia più grande: quella di un portafoglio che deve reggere il tempo, le oscillazioni di mercato e le incertezze che accompagnano ogni investimento. Tra due titoli di Stato molto diversi, il primo con rendimento netto vicino al 3,85% e il secondo al 2,77%, non si tratta di capire quale sia “migliore”, ma quale si adatti di più a una strategia personale.
Le differenze, infatti, non sono soltanto nei numeri: dietro a queste percentuali ci sono durate, volatilità, prezzi d’acquisto e opportunità di plusvalenze che cambiano profondamente il profilo dell’investimento.

La tensione è proprio qui: scegliere tra un flusso cedolare più generoso con grandi potenzialità di guadagno, o preferire la tranquillità di un titolo più difensivo che offre meno ma lascia dormire sonni più sereni. Non è un semplice calcolo: è una decisione che riflette il rapporto di ciascuno con il tempo, il rischio e la visione del proprio futuro finanziario.
Rendimento netto 3,85% o 2,77%? Cosa cambia davvero tra i due BTP e perché il prezzo d’acquisto fa la differenza
Il confronto tra un rendimento netto del 3,85% e uno del 2,77% va ben oltre la cedola. Il BTP con cedola 2,45% e scadenza 2050 oggi si compra attorno a 73, ben al di sotto del valore di rimborso a 100, e questo apre la strada a una plusvalenza importante per chi lo mantiene fino alla scadenza. Questo fattore, unito alle cedole più alte, lo porta a un rendimento effettivo netto che arriva al 3,85%. Il prezzo basso, però, racconta anche l’altra faccia della medaglia: una duration modificata vicina a 16,7 rende il titolo molto sensibile ai movimenti dei tassi, con oscillazioni di prezzo marcate che possono superare il 15% in caso di variazioni importanti. Al contrario, il BTP con cedola 1,65% e scadenza 2032 ha un prezzo vicino alla pari (circa 92 ) e un rendimento effettivo netto di circa 2,77%, con un guadagno limitato sulla differenza prezzo‑rimborso. La duration di 6 anni lo rende decisamente più stabile, meno esposto ai ribassi improvvisi e più prevedibile nel comportamento. In questo senso, il 2050 è il titolo di chi guarda lontano e accetta i sobbalzi di percorso, mentre il 2032 è il porto sicuro per chi vuole ridurre al minimo la volatilità.
Come scegliere quali BTP inserire: la vera strategia tra rischio, tempo e rendimento nel portafoglio
Decidere tra il BTP 2050 e il BTP 2032 non significa semplicemente rincorrere il rendimento più alto: vuol dire bilanciare esigenze diverse, come il bisogno di stabilità e la voglia di valorizzare il capitale con prospettive di guadagno più consistenti. Chi ha un orizzonte lungo e non teme le fluttuazioni può trarre vantaggio dal rendimento netto del 3,85%, dalle cedole più ricche e dal prezzo d’ingresso scontato, consapevole però di affrontare un titolo che reagisce in modo violento ai movimenti di mercato. Chi invece predilige stabilità e prevedibilità troverà nel titolo a 2,77% netto un compagno meno brillante ma più affidabile, che riduce l’esposizione al rischio tassi. In molti casi, un mix equilibrato dei due strumenti permette di ottenere un portafoglio più robusto: il lungo termine che porta rendimento e il medio termine che smorza gli scossoni.