Il mercato del caffè si muove tra tensioni commerciali e raccolti anticipati: i prezzi restano elevati su base annua, ma la pressione si intensifica.
Il mondo del caffè non è mai stato così al centro dell’attenzione. Tra futures che oscillano, dazi doganali in arrivo e raccolti record in Sud America, l’interesse degli investitori resta acceso. A dominare il dibattito sono le possibili conseguenze di nuovi dazi statunitensi, fissati al 50 % per le importazioni brasiliane. Una misura che preoccupa sia i piccoli produttori, sia le multinazionali legate al settore. Il Brasile è il principale esportatore mondiale, e qualsiasi modifica nelle dinamiche commerciali globali potrebbe avere impatti significativi. Mentre le quotazioni restano oltre i livelli medi degli ultimi anni, i segnali provenienti dal mercato appaiono contrastanti e gli analisti si dividono tra chi prevede una stabilizzazione e chi si aspetta nuove flessioni.

Nel frattempo, secondo dati di Trading Economics, il prezzo del caffè arabica si è attestato a fine luglio intorno ai 302,5 ¢/lb, in leggera flessione settimanale ma in netto rialzo su base annua, con un +30 % circa rispetto al 2023. Una tendenza che tiene conto di raccolti anticipati in Brasile e Colombia, e di un mercato che sembra già scontare eventuali turbolenze nei flussi commerciali.
Raccolti abbondanti e dazi USA al centro dell’attenzione
Le ultime settimane sono state intense per il settore del caffè. Da un lato, il raccolto brasiliano procede con velocità inaspettata: secondo quanto riportato da Barchart, a fine luglio era stato completato circa l’84 % della raccolta, in netto anticipo rispetto alla media quinquennale. Questo surplus potenziale spinge gli operatori a ipotizzare un possibile rallentamento delle quotazioni nel medio termine. Dall’altro lato, le tensioni commerciali con gli Stati Uniti – che hanno ufficializzato l’introduzione di dazi del 50 % a partire dal 1° agosto – generano incertezza e potrebbero ridefinire la distribuzione internazionale del prodotto. Reuters riporta che molti piccoli produttori brasiliani temono di perdere competitività sul mercato USA, a vantaggio di altri esportatori come Vietnam e Colombia.

Tuttavia, alcuni osservatori ritengono che il rischio reale sia più contenuto: l’accordo potrebbe non essere definitivo e lascia spazio a negoziazioni. Intanto, secondo AP News, grandi importatori americani stanno già rivedendo le loro strategie di acquisto per evitare aumenti nei costi di produzione.
Andamento tecnico e previsioni degli analisti
Sul fronte tecnico, la situazione appare più incerta. Secondo i dati di Investing.com, l’indicatore RSI si attesta intorno a 40, segnalando un’area di ipervenduto che potrebbe anticipare un rimbalzo. Le medie mobili a 50 e 200 giorni mostrano un segnale misto: la MA50 è ancora superiore alla MA200, ma il gap si sta riducendo. Gli oscillatori MACD e Stochastic suggeriscono un trend laterale, con volumi in leggero calo.
Economies.com segnala che la rottura del supporto a 300,50¢/lb potrebbe aprire la strada a nuovi target ribassisti nel range 292–295¢. Il quadro resta quindi delicato: da un lato, i fondamentali suggeriscono abbondanza di offerta; dall’altro, le incognite geopolitiche e commerciali limitano le pressioni al ribasso.
Tra gli analisti, prevale un atteggiamento prudente. Nessuna raccomandazione netta è stata emessa nell’ultima settimana, ma il sentiment generale tende al neutrale con outlook stabili. Le valutazioni restano legate soprattutto all’evoluzione della situazione USA-Brasile e al comportamento della domanda globale nei prossimi mesi.