L’INPS spaventa gli italiani anticipando una possibile sparizione delle pensioni anticipate. Non si tratta di una vera e propria cancellazione (per ora).
Sarà un lento abbandono delle pensioni anticipate per gli italiani. Se le condizioni di accesso diventeranno sempre più restrittive e vantaggiose ecco che l’obiettivo del Governo e dell’INPS sarà raggiunto. Invogliare i lavoratori a ritardare il più possibile il momento del pensionamento.

La pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni – tra le età pensionabili più alte d’Europa – ma in realtà l’età media dei pensionati è molto più bassa. Questo perché esistono diversi scivoli di pensionamento anticipato che permettono di lasciare il lavoro a partire dai 60 anni (e in alcuni casi anche prima). Scivoli che hanno un costo importante per lo Stato e che se continueranno ad essere utilizzati abbondantemente porteranno al collasso del sistema previdenziale entro pochi anni.
Troppi pensionati e pochi lavoratori, in questo modo il sistema non può reggere a lungo. Ecco perché il Governo ha iniziato già nel 2023 a rendere l’accesso alle pensioni anticipate più difficile e meno vantaggioso. Idea che ha funzionato perché l’INPS ha descritto un quadro in cui le richieste di pensionamento anticipato si sono ridotte notevolmente.
Stop alle pensioni anticipate, le previsioni
La vita continua anche dopo la pensione, dopo lo stipendio bisognerà avere un assegno pensionistico tale da non peggiorarne la qualità – almeno non troppo. Se le pensioni anticipate portano a tagli notevoli dell’importo della pensione è normale che gli italiani scelgano di rimanere a lavoro fino ai 67 anni di età.

Nei primi sei mesi del 2025 l’INPS ha rilevato un netto calo delle richieste di pensione anticipata, circa il 17% rispetto lo stesso periodo del 2024. 20.194 domande in meno rispetto le pensioni liquidate, accolte e erogate lo scorso anno. Si è passati a 118.550 contribuenti andati in pensione anticipata da gennaio-giugno 2024 a 98.356 da gennaio a giugno 2025. Complice del calo le restrizioni nell’accesso ad alcune misure e l’introduzione di requisiti più svantaggiosi (il calcolo contributivo per tutti di Quota 103 ad esempio).
Limiti minimi dell’importo dell’assegno impediscono a tanti contributivi puri di andare in pensione a 64 anni e Opzione Donna si rivolge ad un numero veramente esiguo di lavoratrici da quando è dedicata a sole tre categorie di donne. Le misure di pensionamento anticipato non soddisfano i lavoratori che scelgono, dunque, di rimanere a lavoro per garantirsi un assegno più cospicuo. Il sistema di calcolo contributivo, poi, peggiora la situazione e pensare di anticipare la pensione significa accettare un assegno molto più basso rispetto lo stipendio. Chi può permetterselo?