Assegno sociale: perché anche chi sembra averne diritto può vederselo rifiutare dall’INPS


A volte basta un dettaglio nascosto per stravolgere la vita di una persona. Non sempre ciò che sembra ovvio sulla carta corrisponde a ciò che accade nella realtà, soprattutto quando si parla di sostegni economici. Quando l’età avanza e le certezze vacillano, ogni possibilità di aiuto assume un peso diverso. Ci si ritrova a fare i conti non solo con i numeri, ma con le regole che decidono chi merita davvero un sostegno. E allora sorge spontanea una domanda: chi stabilisce il confine tra un bisogno reale e uno solo apparente? Dietro ogni cifra ci sono storie di sacrifici, di vite costruite pezzo dopo pezzo, che rischiano di restare intrappolate nella burocrazia. È in questo spazio incerto che si gioca il destino di chi, come Maria, cerca solo un po’ di serenità negli anni che restano.

Maria ha appena spento sessantasette candeline, un traguardo che porta con sé ricordi e rimpianti. Dopo una vita di piccoli lavori e sacrifici, ha scoperto che non avrebbe avuto diritto a una pensione contributiva. La delusione è stata enorme, ma non si è arresa. Ha iniziato a informarsi, con la speranza di ottenere un aiuto per vivere con dignità. Ha così trovato una strada: chiedere l’assegno sociale.

Donna che si informa sull'assegno sociale
Assegno sociale: perché anche chi sembra averne diritto può vederselo rifiutare dall’INPS-crypto.it

Non è stato semplice accettare l’idea di doverlo fare. Perché, spesso, chiedere aiuto significa sentirsi giudicati, messi alla prova, costretti a dimostrare di essere davvero in difficoltà. Eppure, Maria non aveva alternative. Si è messa in gioco, consapevole che il percorso sarebbe stato lungo e pieno di ostacoli.

La cosa più difficile? Scoprire che non basta dichiarare un reddito basso. Bisogna convincere l’INPS che il bisogno è reale, tangibile, attuale. E questa non è una battaglia che si combatte solo con i documenti: è un esame di vita. Per chi, come Maria, non possiede altro che ricordi e qualche vecchio bene, ogni dichiarazione diventa un racconto silenzioso del proprio vissuto. Ma vale la pena affrontare tutto questo, se l’obiettivo è garantirsi almeno un piccolo sostegno per continuare a vivere con dignità.

Requisiti e regole nascoste per ottenere davvero l’assegno sociale

L’assegno sociale non è una pensione, ma un aiuto assistenziale destinato a chi vive in condizioni di forte disagio economico. Per ottenerlo bisogna avere almeno 67 anni, essere residenti legalmente e ininterrottamente in Italia da dieci anni e possedere cittadinanza italiana, europea o uno status equiparato. Ma il punto cruciale è il limite di reddito: per il 2025 non si devono superare 7.002,97 euro annui (14.005,94 per le coppie).

banconote
Requisiti e regole nascoste per ottenere davvero l’assegno sociale-crypto.it

L’importo massimo previsto è di circa 538 euro al mese, erogato per tredici mensilità, con riduzioni per chi percepisce altri introiti. Tuttavia, la vera discriminante è un’altra: l’INPS valuta anche il patrimonio, il tenore di vita e ogni elemento che possa svelare una condizione economica migliore di quella dichiarata. Non basta quindi rientrare nei limiti formali: bisogna dimostrare di vivere davvero in stato di indigenza. E anche chi in passato ha ceduto beni a familiari, oggi può vedersi negare l’assegno se il bisogno appare “non autentico”. La giurisprudenza, però, ha più volte stabilito che conta lo stato attuale, non come ci si è arrivati.

Gli obblighi dopo il riconoscimento e i rischi di perdere il beneficio

Ottenere l’assegno è solo l’inizio: mantenerlo richiede una trasparenza costante. Ogni anno bisogna confermare residenza, redditi e l’assenza di ricoveri gratuiti in strutture pubbliche. Un’assenza dall’Italia di oltre 29 giorni può sospendere il beneficio, e se si supera un anno, l’assegno viene revocato definitivamente. Anche l’inizio di una nuova prestazione previdenziale, come una pensione di reversibilità, può portare alla decadenza. È un sistema che vuole evitare abusi, ma che lascia in sospeso una riflessione: fino a che punto è giusto chiedere a chi ha bisogno di giustificare continuamente la propria esistenza per ricevere un sostegno così essenziale?

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