In un momento in cui i mercati sembrano più esposti all’incertezza, l’instabilità finanziaria apparirebbe come una variabile non necessariamente negativa, anzi in certi casi quasi funzionale al loro equilibrio.
C’è qualcosa di contraddittorio nei movimenti delle borse globali, specie quando i fattori esogeni si moltiplicano e gli investitori oscillano tra cautela e reattività. Le fasi volatili tendono a catalizzare l’attenzione, ma non sempre nel modo giusto: mentre i riflettori si concentrano sull’incertezza, alcune dinamiche meno visibili iniziano a giocare un ruolo cruciale.

Alcuni titoli trascurati iniziano a mostrare segnali tecnici interessanti, le correzioni temporanee diventano pretesti per riposizionamenti e la stessa instabilità assume un ruolo chiave nella redistribuzione dei flussi. In queste fasi, strategie che prevedono una certa esposizione al rischio calcolato sembrerebbero essere favorite. Ma perché l’instabilità non dovrebbe far paura?
Perché la volatilità può sostenere i mercati
Secondo un’analisi pubblicata da Fidelity, le recenti pressioni macroeconomiche — tra cui i timori su inflazione persistente e tassi elevati — generano volatilità che costringe a un aggiornamento costante della composizione dei portafogli. In questa cornice, emerge un’opportunità: la diversificazione forzata e la rotazione settoriale stimolano una maggiore efficienza del mercato. Anche Vanguard evidenzia come l’instabilità agisca da meccanismo di autoregolazione per le borse, limitando la formazione di bolle speculative e favorendo un riallineamento tra prezzi e fondamentali.

Un altro punto chiave riguarda il cosiddetto tax-loss harvesting, ovvero la possibilità per gli investitori di sfruttare momenti di ribasso per ottimizzare la propria posizione fiscale. Secondo Carver Financial Services, questo strumento, se ben utilizzato, può portare a un rendimento aggiuntivo annuo dell’1 %. Anche se apparentemente tecnico, rappresenta un altro modo con cui la volatilità si traduce in valore.
Strategie operative in contesti instabili
Secondo Terry Sandven di U.S. Bank, in contesti di instabilità sarebbe utile privilegiare settori che mostrano resilienza agli shock: ad esempio industriali e utilities vengono spesso citati come esempi di equilibrio tra rendimento e stabilità. Le strategie nei mercati privati e negli hedge fund tendono inoltre a trarre vantaggio dai cambiamenti improvvisi nei flussi, utilizzando approcci come il long-short e l’arbitraggio. Secondo Bernstein, le occasioni migliori emergono proprio quando le correlazioni si rompono, e i flussi tradizionali cambiano rotta. Infine, la cosiddetta low-volatility anomaly, documentata da studi accademici in oltre 90 anni di mercato, dimostra come titoli a bassa volatilità abbiano spesso offerto rendimenti superiori nel lungo periodo. Una contraddizione apparente che sottolinea un punto essenziale: non sempre il rischio si manifesta dove tutti lo cercano. E a volte l’instabilità non anticipa un pericolo, ma un’opportunità.