Il prezzo dell’oro avrebbe registrato oscillazioni contenute ma significative, tra dati macroeconomici positivi e un dollaro che resta forte: gli analisti continuano a monitorarlo da vicino.
L’oro torna al centro dell’attenzione in una settimana segnata da segnali contrastanti. Da un lato, i tassi d’interesse e i dati economici USA avrebbero alimentato fiducia nei mercati, sostenendo la forza del dollaro. Dall’altro, le tensioni geopolitiche, i dati sull’inflazione e i timori di rallentamenti in Cina mantengono il metallo giallo come riferimento stabile per molti investitori istituzionali. L’oro, da sempre considerato un bene rifugio, continua a mostrarsi resiliente in scenari ad alta volatilità, anche se la domanda fisica in alcuni mercati asiatici sembra indebolita. Il metallo prezioso oscilla in un canale in cui ogni movimento dei dati macro può alterarne l’equilibrio.

Nelle ultime sedute, il movimento laterale del prezzo non ha impedito un flusso continuo di raccomandazioni da parte delle principali banche d’investimento. Secondo quanto riportato da Reuters, MarketWatch e Investopedia, il contesto attuale sembrerebbe indicare una fase di consolidamento più che di inversione, ma non manca chi ipotizza ulteriori variazioni al rialzo nei prossimi mesi. La combinazione tra inquietudine geopolitica e nuovi equilibri monetari globali è, per molti analisti, il driver che manterrebbe elevato l’interesse sull’oro.
Prezzo dell’oro e segnali contrastanti dal mercato
Secondo Reuters, il prezzo spot dell’oro si è mosso nell’ultima settimana in un range compreso tra 3.337 $ e 3.351 $ l’oncia, chiudendo la seduta di venerdì intorno ai 3.339 $. Il lieve calo settimanale, circa ‑0,5 %, è stato attribuito al rafforzamento del dollaro USA, sostenuto da dati macro positivi come le vendite al dettaglio (+0,6 %) e un numero di richieste di sussidi di disoccupazione inferiore alle attese. In Asia, la domanda fisica ha mostrato segnali di rallentamento: in India si è ampliato lo sconto rispetto al prezzo ufficiale, arrivando a 10 $ per oncia, a causa dei prezzi considerati elevati dagli acquirenti locali.

Sul fronte tecnico, il supporto sembra solido sopra i 3.320 $, mentre la resistenza principale è ancora fissata a 3.370 $. Il metallo resta quindi in fase di consolidamento, pur mantenendo la sua funzione strategica. Bloomberg riporta come la domanda di ETF sull’oro sia tornata a salire, segnale di un interesse crescente da parte degli investitori istituzionali in cerca di copertura.
Le stime degli analisti e la nuova centralità dell’oro
Suki Cooper di Standard Chartered ha dichiarato che l’oro resterebbe “ben supportato” grazie a fattori come l’instabilità politica e la revisione delle politiche monetarie da parte della Fed. Edward Meir di OANDA ha aggiunto che la combinazione tra un dollaro forte e un aumento dell’avversione al rischio mantiene il prezzo in equilibrio. Le previsioni a medio termine vedono una fascia di oscillazione significativa. Secondo Marketscreener, il prezzo obiettivo medio per l’oro nel 2025 è stimato a 3.675 $, con un target minimo a 3.200 $ (‑4,2 % dai livelli attuali) e un massimo previsto a 4.000 $ (+19,8 %). La differenza tra i due estremi suggerisce una volatilità potenziale importante, che viene interpretata da alcune case di analisi come Morgan Stanley e JPMorgan come una soglia da monitorare con attenzione.
MarketWatch ha sottolineato che nella seconda amministrazione Trump l’oro si sarebbe trasformato da asset difensivo a componente strategica stabile, sostenuta da fattori come la de-dollarizzazione, la domanda delle banche centrali e l’andamento dei rendimenti reali. Secondo il World Gold Council, l’oro manterrebbe un ruolo chiave in fase di correzione dei mercati azionari, rivelandosi ancora uno strumento decorrelato in grado di rafforzare la diversificazione di portafoglio.