Il dollaro statunitense resterebbe in una fase di incertezza strategica, sostenuto da dati macro solidi ma esposto a nuove tensioni politiche e di politica monetaria.
Gli investitori continuano a monitorare l’andamento del dollaro con crescente attenzione, in una settimana caratterizzata da segnali contrapposti. Se da un lato i dati economici statunitensi si sono dimostrati più forti delle attese, dall’altro alcune incertezze legate alla leadership della Fed e alla politica monetaria futura potrebbero alimentare volatilità sul mercato valutario. Il Dollar Index, che misura il valore del dollaro rispetto a un paniere di valute principali, ha chiuso l’ultima settimana con un incremento dello 0,72 %, raggiungendo quota 98,6.

Tuttavia, secondo Reuters e Barron’s, a influenzare il sentiment degli operatori non sarebbero solo i dati macro, ma anche l’ipotesi di un possibile intervento di Donald Trump sulla governance della Federal Reserve. Questa prospettiva, giudicata sensibile anche da analisti come Michael Schumacher di Wells Fargo, ha riacceso le discussioni sull’autonomia della banca centrale e sul ruolo del dollaro come valuta rifugio.
Il contesto macro e l’impatto sui mercati valutari
I dati rilasciati negli Stati Uniti nei giorni scorsi indicano una certa solidità. Le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,6 % su base mensile e le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono scese a 221.000 unità, rafforzando l’ipotesi che la Federal Reserve possa mantenere i tassi invariati più a lungo. Questi numeri hanno sostenuto il dollaro, in particolare contro l’euro e lo yen. Secondo quanto riportato da Bloomberg, la valuta statunitense ha mostrato una performance particolarmente robusta nei confronti dello yen giapponese, anche grazie al divario tra i tassi USA e quelli giapponesi ancora prossimi allo zero.

Tuttavia, le dinamiche politiche potrebbero modificare lo scenario. Secondo Barron’s, alcune dichiarazioni provenienti dall’area conservatrice statunitense, relative a un possibile siluramento di Jerome Powell in caso di rielezione di Trump, hanno alimentato una momentanea fase di debolezza del dollaro. Il Dollar Index ha infatti toccato un minimo intraday di 98,03, pari a una variazione giornaliera di -0,6 %.
Posizionamento degli investitori e scenari attesi dagli analisti
Alcuni hedge fund, come Coloma Capital, hanno aumentato le posizioni short sul dollaro in previsione di una maggiore volatilità politica e di un ribilanciamento dei differenziali reali. Secondo dati raccolti da Business Insider, una discesa del dollaro del 10 % porterebbe a un incremento medio del 2 % negli utili delle aziende S&P 500 con forti esportazioni. Gli analisti di Macro Hive evidenziano che l’attuale forza del dollaro potrebbe attenuarsi se la Fed dovesse segnalare un cambio di rotta nei prossimi mesi. Anche JPMorgan, in un recente report, ha sottolineato come la fiducia sulla divisa americana resti alta, ma non immune a rischi esogeni e percezioni di instabilità istituzionale.
Il posizionamento speculativo netto, secondo il CFTC, mostra ancora un orientamento favorevole al dollaro, ma in lieve diminuzione rispetto al mese precedente. Il mix di dati economici forti e tensioni politiche interne rende il dollaro una delle variabili più complesse da interpretare in questa fase. Gli operatori restano in attesa dei prossimi segnali dalla Fed e da eventuali sviluppi nel dibattito politico interno, entrambi considerati potenzialmente determinanti per l’evoluzione della valuta nel terzo trimestre 2025.