Il vino da collezione è diventato uno degli asset più ricercati tra gli investitori alternativi. Etichette rare, rese storiche e una domanda internazionale in crescita rendono questo mercato sempre più competitivo e affascinante. Ecco cosa sapere prima di avvicinarsi a questo mondo.
Nel panorama degli investimenti alternativi, il vino da collezione sta guadagnando terreno non solo tra appassionati e intenditori, ma anche tra gestori patrimoniali e fondi specializzati. Si tratta di un settore in cui la rarità, l’<strong’annata, la zona di provenienza e lo stato di conservazione giocano un ruolo cruciale nella determinazione del valore di una bottiglia. Secondo i dati raccolti da Liv-Ex e da altre piattaforme di scambio, alcune etichette hanno registrato una rivalutazione superiore al 100 % in meno di cinque anni, superando persino la performance di asset più tradizionali come oro o immobili.

Tra le etichette più ambite nel mercato secondario spiccano i grandi vini di Borgogna e Bordeaux, come Romanée-Conti, Petrus e Château Mouton Rothschild, ma anche icone italiane come Sassicaia, Masseto e Tignanello. Il valore di una bottiglia può variare da poche centinaia fino a decine di migliaia di euro, in base alla disponibilità sul mercato e alla sua storia. La crescente digitalizzazione del collezionismo enologico, con piattaforme come Cult Wines o Vinovest, ha aperto la porta a nuovi investitori, abbassando la soglia di accesso e offrendo strumenti di valutazione più trasparenti.
Quali fattori influenzano il valore di una bottiglia da collezione
Il primo elemento è la provenienza: i vini che provengono da territori riconosciuti per eccellenza e tradizione hanno un vantaggio competitivo. Anche l’annata gioca un ruolo determinante, specialmente se associata a condizioni climatiche eccezionali. Un altro aspetto chiave è la reputazione del produttore, misurata spesso attraverso i punteggi ottenuti dai critici più autorevoli, come Robert Parker o James Suckling.

Oltre al valore intrinseco della bottiglia, il collezionista valuta anche lo stato dell’etichetta, il livello del vino, la presenza di cassa originale e la documentazione sulla conservazione. Gli investitori professionali guardano inoltre agli indici di settore come il Liv-Ex 1000, che traccia l’andamento dei vini più scambiati nel mondo. Secondo il Knight Frank Wealth Report, il vino ha avuto un rendimento medio annuo del 8 % negli ultimi dieci anni, mantenendo una volatilità contenuta rispetto ad altri asset da collezione.
Mercato globale, aste e rischi da considerare
Il commercio internazionale di vini pregiati è ormai strutturato: case d’asta come Sotheby’s, Christie’s e Zachys organizzano eventi multimilionari, dove le bottiglie più rare cambiano proprietario a prezzi da record. Ad esempio, una bottiglia di Romanée-Conti 1945 è stata venduta per oltre 558.000 $. Tuttavia, il mercato non è privo di rischi. La contraffazione rappresenta una minaccia concreta, ed è per questo che la tracciabilità e le certificazioni sono sempre più richieste. Anche la conservazione ottimale incide: sbalzi di temperatura o cattive condizioni possono azzerare il valore di un vino.
Infine, si segnala un crescente interesse da parte dell’Asia, in particolare Cina e Singapore, che sta alimentando la domanda globale di vini di fascia alta. Questo ha portato a una maggiore attenzione sulle dinamiche di offerta e sulla distribuzione geografica delle bottiglie più pregiate. Per chi considera il vino da collezione un investimento, è fondamentale costruire una strategia solida e avvalersi di consulenze professionali per la selezione delle etichette.