Un cortile silenzioso può nascondere più tensioni di quanto si creda. Basta un’auto parcheggiata al posto sbagliato per far emergere anni di malintesi. Eppure, tutti credono di avere ragione. La gestione dei posti auto nel cortile condominiale sembra semplice, ma è piena di sfumature che solo chi ha vissuto certe discussioni sa riconoscere. A complicare le cose arrivano norme, sentenze e regolamenti che spesso dicono tutto e il contrario di tutto. Ma quando il parcheggio diventa motivo di scontro, non si tratta solo di spazi, ma di diritti. È proprio in questi dettagli che si nascondono le sorprese.
C’è qualcosa di profondamente umano nella lotta per il parcheggio. L’auto lasciata da giorni, quella sempre nello stesso angolo, l’inquilino che “tanto non usa mai la macchina”. E poi l’assemblea, le discussioni, i regolamenti votati a maggioranza. Tutti elementi che, insieme, disegnano la mappa emotiva di ogni cortile.

Ma dietro questi scenari quotidiani, si nasconde un tessuto giuridico complesso. Un sistema in cui il diritto comune si intreccia con l’esigenza di convivenza. E dove la differenza tra legittimo utilizzo e uso abusivo non è sempre così evidente.
La legge dice che il cortile è di tutti, ma nessuno vuole cedere il proprio spazio
Il cortile condominiale è, secondo l’art. 1117 del codice civile, una parte comune. Significa che appartiene a tutti i condomini, che possono utilizzarlo nel rispetto della sua funzione. Non è solo un luogo dove lasciare l’auto: serve a dare luce e aria all’edificio. E questa funzione, come ha chiarito la Corte di Cassazione (sentenza n. 2532/2017), non si esaurisce nei confini asfaltati. Include anche spazi verdi e zone tecniche che, pur non essendo esplicitamente nominate, rientrano nella comunione.

Nel cuore della questione si inserisce l’articolo 1102 c.c., che consente a ciascun condomino di usare le parti comuni, purché non ne limiti il pari uso agli altri. È su questo principio che la Suprema Corte (sent. 9069/2022) ha fondato la sua contrarietà all’assegnazione fissa e nominativa dei posti auto nel cortile condominiale. Nessun condomino può vantare un diritto esclusivo se non esiste un titolo specifico. Qualsiasi delibera che preveda un uso permanente e personale dello spazio comune, senza l’unanimità, è da ritenersi nulla.
Una soluzione che trova spazio in molte realtà condominiali è la turnazione. Questa, conferma che la rotazione dei posti auto resta il metodo più equo quando lo spazio non basta per tutti. Garantisce un uso paritario senza sfociare in favoritismi.
Parcheggiare nel cortile condominiale senza permesso può diventare un reato penale
Una svolta significativa è arrivata con la sentenza n. 31700/2023 della Cassazione penale. Parcheggiare nel cortile senza il consenso dell’assemblea o del regolamento condominiale non è solo una mancanza di rispetto: può configurarsi come violazione di domicilio. La Corte ha chiarito che gli spazi comuni del condominio, se non liberamente accessibili al pubblico, sono protetti dall’art. 614 del codice penale.
Questo significa che il cortile, pur essendo condiviso, è comunque un’estensione del domicilio. Chi vi accede senza diritto può incorrere in conseguenze penali. È una visione che ha sorpreso molti, ma che mette in luce quanto il rispetto degli spazi comuni non sia solo una questione civile.
Questo orientamento rappresenta una svolta: non si tratta più solo di litigi tra vicini, ma di veri e propri reati. Il messaggio è chiaro: la gestione dei posti auto non può essere lasciata all’improvvisazione o alla consuetudine.
Nel concreto, ciò impone ai condomini una maggiore attenzione. Prima di occupare uno spazio, serve verificare cosa prevede il regolamento, se c’è una delibera valida, e soprattutto se si sta rispettando il diritto degli altri. Perché anche nel gesto apparentemente innocente di parcheggiare l’auto, si nasconde una scelta che può avere conseguenze profonde.