Da 3.000 € a 38 milioni €: 5 casi reali che potrebbero rivelare l’incredibile valore nascosto dell’arte cinese

Tra oggetti d’arte e opportunità di lungo periodo, la giada e la porcellana cinese emergono come beni culturali sempre più richiesti. Il ritorno di questi oggetti in Cina sembra essere un fenomeno irreversibile, spinto dal desiderio di recupero identitario e da un mercato interno in pieno fermento. Alcuni pezzi hanno superato i 40 milioni $ all’asta, attirando attenzione globale.

Il ruolo crescente del collezionismo cinese nella dinamica dei beni culturali è ormai consolidato. Il contesto economico interno favorisce gli acquisti di oggetti storici di valore, spingendo la domanda verso artefatti da lungo tempo dispersi nel mondo occidentale. In particolare, giada antica e porcellana imperiale sono tornati a essere oggetto di aste milionarie, come confermano le ultime vendite avvenute a Pechino, Hong Kong e New York. Secondo China Briefing, nel primo semestre del 2025 l’economia cinese ha registrato una crescita stabile nelle esportazioni e un incremento degli investimenti nei beni tangibili, alimentando l’interesse per il rientro del patrimonio culturale.

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Da 3.000 € a 38 milioni €: 5 casi reali che potrebbero rivelare l’incredibile valore nascosto dell’arte cinese – crypto.it

Quando manufatti d’arte cinesi tornano nel paese d’origine, è altamente improbabile che vengano rimessi sul mercato: vengono infatti considerati strumenti di riappropriazione storica e familiare. Questo rende tali beni rari e potenzialmente meno disponibili nel lungo periodo. Le case d’asta internazionali hanno segnalato un aumento delle aggiudicazioni a compratori cinesi, che puntano su porcellane Ming, vasi Qianlong e dischi bi di giada arcaica.

Le vendite record della giada: tradizione e status che resistono al tempo

La giada è da secoli simbolo di status e potere nella cultura cinese. Una delle vendite più iconiche riguarda la Hutton-Mdivani Jadeite Necklace, battuta da Sotheby’s e considerata il pezzo più pregiato mai venduto nel suo genere, anche se il prezzo non è stato reso pubblico. Secondo Mark Littler, un raro cong neolitico della cultura Liangzhu è stato venduto per circa 109 milioni ¥, ovvero 12 milioni £. La collezione “Cosmic Essence”, composta da 75 giade arcaiche, ha raggiunto 214,8 milioni HK$ (27,7 milioni $) da Christie’s Hong Kong, mentre un singolo disco bi è stato aggiudicato a 25,18 milioni HK$ (3,25 milioni $).

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Le vendite record della giada: tradizione e status che resistono al tempo – crypto.it

Questi valori riflettono non solo l’interesse per il materiale, ma anche la forza della sua simbologia. La giada cinese non è trattata come una semplice gemma, bensì come emblema culturale, motivo per cui il suo ritorno in Cina ha un carattere definitivo. Gli acquirenti mirano al possesso duraturo, alimentando una scarsità strutturale. Tale dinamica è sottolineata anche dalla frequente presenza di questi pezzi nei musei asiatici, piuttosto che sul mercato secondario.

Porcellana imperiale: il fascino eterno del ritorno in patria

Nel mondo della porcellana cinese, le vendite record non mancano. Il vaso “Revolving Phoenix” della dinastia Qianlong è stato venduto da Poly Auction per 265,7 milioni ¥, pari a 41,56 milioni $, secondo quanto riportato da Mark Littler. Un altro esemplare della stessa epoca, un Tianqiuping imperiale con draghi blu, ha sorpreso alla primavera 2025 di Bonhams New York con una vendita da 3,7 milioni $, oltre sei volte la stima iniziale, come riportato da World Art News.

Tra i pezzi più noti figura anche il “Chicken Cup” della dinastia Ming, aggiudicato per 36,05 milioni $ da Sotheby’s Hong Kong. Sempre da Sotheby’s, un Ru-ware brush washer della dinastia Song ha raggiunto nel 2017 il prezzo record di 294,3 milioni HK$, pari a quasi 38 milioni $. Questi risultati dimostrano come la domanda di porcellana imperiale rimanga solida e strutturata, alimentata da un’aspirazione nazionale alla ricomposizione del patrimonio disperso.

L’interesse per questi oggetti non si limita all’estetica o al collezionismo privato: molte acquisizioni sono motivate da una visione culturale profonda, che mira a riportare opere d’arte nel proprio contesto originario. Una volta rientrati in Cina, questi oggetti difficilmente lasciano il paese, consolidando la loro rarità e rendendoli progressivamente più ricercati nel tempo.

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