Solo il 3% delle banche centrali prevederebbe di detenere Bitcoin come riserva nei prossimi dieci anni, ma crescono l’interesse e la diversificazione. L’oro, l’euro e lo yuan guadagnano spazio, mentre il dollaro perde terreno. Un equilibrio tra innovazione e stabilità potrebbe cambiare presto il panorama delle riserve globali.
Nel corso delle ultime due settimane, il sondaggio OMFIF ha confermato che le banche centrali mantengono un approccio prudente, favorendo riserve in oro, euro e yuan per contrastare tensioni geopolitiche e l’erosione del dollaro. Solo il 3% degli intervistati considererebbe il Bitcoin come parte delle riserve nei prossimi 10 anni, rendendolo un asset ancora forte segnaletico ma marginale nel contesto ufficiale.

Parallelamente, le discussioni su Basilea III e la classificazione delle criptovalute spingono alcune istituzioni a monitorare l’innovazione digitale pur senza adottarla. Per chi segue i mercati valutari, il confronto tra tradizione e innovazione sarà cruciale nei prossimi anni. Inoltre, molte banche centrali stanno anche rivalutando i loro modelli di gestione delle riserve per includere asset più resilienti a shock sistemici e meno esposti a influenze politiche o sanzioni internazionali.
Strategie di diversificazione: oro, euro, yuan e cripto sotto la lente
Il sondaggio OMFIF rileva che circa il 40% delle banche centrali intende aumentare le riserve in oro entro il prossimo biennio, mentre il 16% pianifica un aumento delle riserve in euro, e il 30% in yuan. Questa tendenza riflette la volontà di contrastare l’egemonia del dollaro, soprattutto alla luce di tensioni commerciali e sanzioni, secondo Reuters. A ciò si aggiunge il desiderio di maggiore stabilità, poiché l’oro è visto come un bene rifugio in tempi di incertezza.

Le banche centrali di economie emergenti, in particolare, guidano questo processo. Nonostante questo movimento, le criptovalute restano ai margini: solo un esiguo 3% degli istituti centrali ha valutato la possibilità di detenere Bitcoin, segnalando un prudente approccio all’innovazione digitale. Tuttavia, in alcuni paesi ad alta inflazione o con mercati valutari instabili, è cresciuto l’interesse per forme alternative di riserva.
Bitcoin rimane residuale ma sotto osservazione per evoluzioni future
La ragione principale della scarsa adozione di Bitcoin riguarda la sua elevata volatilità e l’incertezza normativa, evidenziata da Shawn Young di MEXC Research. Le linee guida di Basilea non lo riconoscono ancora come asset idoneo per le riserve ufficiali, rendendo il suo utilizzo difficile dal lato contabile e regolamentare. Tuttavia, il fatto che una minoranza — pur minima al 3% — lo consideri, indica che alcune banche centrali stanno valutando in prospettiva l’ingresso in criptoasset, anche se in forma sperimentale e molto limitata. Alcune banche centrali, in particolare quelle di paesi tecnologicamente avanzati o con politiche monetarie non convenzionali, stanno già implementando sandbox digitali per testare le possibilità offerte da Bitcoin e altre criptovalute. Se la regolamentazione dovesse evolversi, l’asset Bitcoin potrebbe conquistare un ruolo più significativo nell’ecosistema delle riserve ufficiali.